Mercogliano

di Paola Iandolo 

"Abbiamo solo tentato solo di difenderci". A parlare è Nico Iannuzzi, ristretto nel carcere di Salerno con le accuse di omicidio del 21enne Roberto Bembo. "Quando sono venuti la seconda volta, io, Luca e Daniele cercavamo di andare via. Roberto è arrivato e mi ha dato dei pugni. Sono caduto per terra e stavo quasi per perdere i sensi. Roberto continuava a picchiarmi. In quel momento ho messo la mano in tasca ed estratto il coltello. Mi sono rialzato e, con una mano, mi proteggevo mentre con l'altra colpivo, senza sapere neanche cosa stessi colpendo. È probabile che lo abbia colpito alla schiena. Quando siamo andati via, sapevo di averlo colpito, ma non sapevo dove".

Il giovane - considerato dalla pubblica l'esecutore materiale del delitto di Roberto - rispoindendo alle domande del presidente della Corte di Assise, Giampiero Scarlato ha dichiarato "che non era una molletta, né una lama retrattile, ma un coltellino souvenir - con lama fissa - con la scritta "Sicilia". Non sapendo la gravità della situazione e pensando che venissero a cercarci, siamo andati a casa per cambiarci e ci siamo diretti verso Napoli. Poi abbiamo accompagnato Daniele a casa, e ho chiesto a Luca di venire con me. Siamo andati a casa mia e poi a Napoli per paura di qualche ritorsione. Nel pomeriggio mi ha chiamato mia madre e mi ha avvertito che era in coma. Quindi sono tornato ad Avellino e, insieme all'avvocato, sono andato in caserma". 

La richiesta degli arresti domiciliari della difesa

L'avvocato Stefano Vozzella ha affermato che, dal punto di vista tecnico, certamente la misura cautelare più adatta rimane quella degli arresti domiciliari. Una condizione dove gli imputati, per sette mesi, non hanno creato alcun problema e, sostanzialmente quasi incensurati, hanno rispettato ogni singola imposizione. L'avvocato Gaetano Aufiero ha dichiarato: “Mi rivolgo soprattutto ai giudici popolari: invocare gli arresti domiciliari non è invocare un premio. La misura cautelare non è un'anticipazione di pena. Non si è mai detenuti perché un fatto è grave, ma perché bisogna valutare se le misure cautelari sono attuali. Gli imputati sono stati sottoposti alla misura cautelare del braccialetto elettronico per sette mesi e non c'è stato nessun tipo di problema. Abbiamo visto il video e, senza dubbio, la dinamica è stata fedelmente e razionalmente inquadrata dal giudice Ciccone. Il dato di fatto è che abbiamo imputati che per sette mesi sono stati sottoposti a una misura cautelare adeguata e proporzionale”. Il Pubblico Ministero, Vincenzo Toscano, invece ha ribadito che la misura cautelare più adatta sia la detenzione in carcere. Dello stesso avviso anche l'avvocato Gerardo Santamaria, difensore di parte civile dei familiari di Bembo .

La prossima udienza è attesa per il 25 settembre 2024.