Benevento

Il pm Giulio Barbato aveva insistito per il rinvio a giudizio, lungo la stessa scia il legale della parte civile (l'avvocato Alessandra Zollo per delega dell'avvocato Vincenzo Sguera), mentre la difesa, rappresentata dall'avvocato Angelo Leone, sostituito dall'avvocato Mario Palmieri, aveva sollecitato il non luogo a procedere, perchè il fatto non sussiste, nei confronti del proprio assistito, ricordando come il Riesame avesse demolito la gravità indiziaria. Nel tardo pomeriggio (aggiornamento ore 18.10) la decisione del gup Loredana Camerlengo, che ha spedito a processo Giuseppe Colangelo, un 58enne di Torrecuso, gestore di un bar nel centro di Benevento, accusato di aver costretto a subire atti sessuali, palpeggiandola, una ventenne che lavorava per lui in nero.

L'indagine del pm Maria Colucci e della Squadra mobile era rimbalzata all'onore delle cronache il 2 giugno 2021, quando l'uomo era stato sottoposto agli arresti domiciliari con una ordinanza del gip Maria Di Carlo che il Riesame aveva però annullato, rimettendolo in libertà e mettendo in dubbio l'attendibilità della ragazza.

Come più volte ricordato, i fatti risalgono al 4 maggio dello stesso anno. Secondo gli inquirenti, supportati dalle immagini di una telecamera interna che riprende l'ingresso della cucina, l'allora 55enne avrebbe allungato le mani nel locale in cui la giovane stava cuocendo i cornetti, dopo averle dato il compenso settimanale. L'aveva raggiunta, poi era andato a chiudere la porta dell'attività commerciale

Era tornato da lei che, secondo l'impostazione accusatoria, aveva subito un ulteriore assalto. A distanza di alcuni minuti, la ventenne era uscita e con una pulsantiera aveva azionato elettricamente la serranda del bar, che si era alzata. “Evita di mostrare il suo stato di disagio e paura” ai clienti sopraggiunti, poi era scoppiata in lacrime all'arrivo di una collega. Aveva chiamato i familiari, il fidanzato, quindi il 55enne, con il quale si era appartata per un colloquio registrato con il cellulare.”Mi vuoi perdonare... mi metti in mezzo alla strada.. te lo giuro con tutto il cuore...”, l'avrebbe implorata Colangelo.

Del tutto opposta la ricostruzione offerta da Colangelo durante l'interrogatorio di garanzia. Aveva sostenuto di non aver abusato della ragazza, definita consenziente, aveva spiegato che il contatto nel cucinino sarebbe stato l'epilogo di presunti ammiccamenti tra i due. La conferma, a suo dire, arriverebbe dai fotogrammi, dai quali emergerebbe che la ventenne, indicata come sorridente allorchè lui si era allontanato per chiudere la porta del bar, gli avrebbe stretto un braccio al collo quando era tornato.

I due sarebbero rimasti insieme per oltre venti minuti: un arco temporale nel corso del quale non sarebbero state udite urla o rumori, neanche da un operaio impegnato in un intervento di cablaggio all'interno del cinema San Marco, al quale si accede, dal bar, attraverso una porta di emergenza che sorge nelle vicinanze della cucina.

Quanto alle frasi ( “Mi vuoi perdonare... mi metti in mezzo alla strada.. te lo giuro con tutto il cuore...”), il 55enne aveva affermato di averle pronunciate quando il fidanzato gli aveva telefonato e l'aveva accusato di aver messo le mani addosso alla compagna. Alla quale lui si sarebbe rivolto, dunque, dicendosi pronto a scusarsi in ginocchio per aver frainteso il suo comportamento. Infine, rispetto al motivo per il quale lei l'aveva denunciato, Colangelo aveva avanzato l'ipotesi che potrebbe essersi risentita dopo il rifiuto a concederle un aumento, che avrebbe giustificato con l'intenzione di valutare una sua assunzione.