Avellino

Non un semplice vigile del fuoco, Pellegrino Iandolo, è stato per il Corpo dei caschi di rossi un punto fermo, un pioniere della comunicazione, sempre educato e disponibile. Questa mattina con la voce rotta dall'emozione, accerchiato dai suoi colleghi, ma anche dagli amici di sempre, ha salutato il comando provinciale di Avellino dopo 38 anni di onorata carriera.

Durante il suo discorso di commiato, Iandolo ha condiviso riflessioni e ricordi che testimoniano la sua profonda connessione con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

"Sicuramente, ci sono delle persone che aspettano questo giorno con molta ansia e non vedono l'ora di andare via, però per me non è la stessa cosa. Ho sempre dato tanto al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e spero di essere ancora utile anche in futuro," ha dichiarato Iandolo, evidenziando come la sua passione per il lavoro sia stata un'eredità familiare. "La passione mi è stata trasmessa da mio padre. Io sono figlio d'arte e mio padre è andato in pensione nel 1995. Lui era un caporeparto come me nei Vigili del Fuoco e mi ha trasmesso questa passione".

Pellegrino ha ricordato alcuni dei momenti più toccanti della sua carriera. "Sicuramente l'incidente del viadotto di Acqualonga, che ci ha toccato tutti, perché è uno scenario che purtroppo ritorna spesso alla mente, ma anche il sisma in Abruzzo”.

Iandolo ha poi mostrato la sua grande passione, quella della documentazione nel suo lavoro che ora rappresenta un patrimonio a disposizione del Corpo. "Ho conservato di tutto, dall'era digitale in poi, ma anche prima ho documentato tutti i nostri interventi. Il lavoro che ho fatto è stato di tale importanza, perché noi possiamo salvare qualsiasi persona, ma se non lo comunichiamo nessuno lo saprà mai. Non tutti mi conoscono sotto l'aspetto delle statistiche. Io sono sempre stato attento alle statistiche.

Dal primo giorno che sono entrato nei Vigili del Fuoco ho conservato tutto: tutti i servizi che ho fatto, tutti gli incendi, quanti incidenti stradali, quanti giorni, quanti notturni, quanto ho guadagnato di straordinario, di stipendio. Alla fine ho messo su un archivio che, se ci riesco, mi servirà per scrivere un libro che vorrei chiamare 'Una vita da pompiere'".