Napoli

Le prime parole di Antonio Conte alla sua presentazione ufficiale nella splendida cornice del teatrino di corte di Palazzo Reale sono state per Napoli e i napoletani: "Ringrazio sicuramente Napoli, perché di solito io prima di ricevere do qualcosa. Qui è successo il contrario, tanto entusiasmo, tanto affetto. Ora non mi resta che restituire".

È un buon inizio, che ricorda un po' la scelta spallettiana di riconoscere e celebrare il contesto in cui la stagione che andava a iniziare si sarebbe svolto prima ancora dei suoi protagonisti. Certo i toni del suo grande, unico e vero predecessore erano stati molto diversi, non si veniva da un fallimento così inaspettato e vergognoso, ma solo dalla perdita (peraltro ingloriosa) di una Champions League, sfiorata, vagheggiata e sfumata per errori ambientali e tecnici, ma non così sconcertanti. Direi che accidia e arroganza avevano preso il sopravvento.

Qui, ora, si parte dallo sfascio di un'annata ignominiosa in ogni scelta fatta e in ogni tentativo messo in campo per porvi rimedio.

Qualche giorno fa lo stesso Corrado Ferlaino - a dispetto dei suoi 93 anni più lucido di molti di quelli che oggi governano (e da un ventennio) la SSC Napoli - ha posto l'accento sulla stranezza di quanto accaduto e, soprattutto, senza che nessuno ad oggi abbia compreso ancora perché. È questo, a mio giudizio, il vero problema, al di là delle affermazioni di principio dello stesso neoallenatore degli azzurri. Non basterà dire "ora qui comando io!" - messaggio neanche tanto cortese ai naviganti, che siano il presidente, i dirigenti o gli stessi calciatori - né sarà sufficiente avere "la faccia incazzata".

.Ancora meno la soluzione ai mille mali che la passata stagione ha portato a galla verrà da un generico desiderio di "serietà" (che dovrebbe esserci a prescindere) o dall'obbligo per tutti i giocatori di riconoscere nella "fatica" il vademecum per "tornare alternativa alle solite". L'impressione generale è che il tecnico leccese abbia voluto mostrare i muscoli, anche (e soprattutto) a quelli che per un intero campionato hanno preferito farne a meno, in campo e fuori. Non ho la sfera di cristallo, ma a occhio e croce temo che non basterà.

Troppi mal di pancia - perfino da un insospettabile come Stanislav Lobotka - troppi ritorni da ricollocare, troppe uscite da dimenticare col loro carico di delusione e sconfitta, troppi novizi da inserire in un progetto che resta ancora oscuro. Se si doveva partire da zero (come ha detto il presidente) non era meglio ricominciare da un giovane, come lo è del resto anche Giovanni Manna?