Cerreto Sannita

Distrutta dal terremoto del 5 giugno 1688, Cerreto Sannita, è stata rifondata a partire dallo stesso anno e completata entro il 1696. La cittadina è stata ricostruita in altro sito più a valle della originaria con un piano (operativo già a pochi mesi dalla catastrofe) che utilizza - forse per la prima volta - una struttura urbana divisa per parti per prefigurare l’immagine di una città proto industriale.

L’architetto Nicola Ciaburri, cerretese d’origine, insieme alla pro Loco “Cominium” ha organizzato per sabato 22 giugno prossimo, una giornata di studio per approfondire il piano stesso che, prima delle città siciliane del Val di Noto e del Catanese, affronta il tema della protezione civile nell’organizzazione urbana.

“È importante notare che, per la forma del crinale – spiega Nicola Ciaburri - su cui è impiantato il paese, per la presenza di due torrenti a valle del crinale, per la struttura viaria e l’organizzazione dei lotti edificati, la forma del paese si è sviluppata non con espansioni esterne, ma attraverso la ristrutturazione dell’esistente, la sostituzione edilizia, la sopraelevazione e, tranne pochi casi moderni, con il rispetto dell’allineamento degli isolati.

“Pertanto la struttura complessiva del paese – aggiunge - si presenta praticamente immutata e si presta ad essere un ottimo “oggetto in vitro” per sperimentare sia indirizzi di restauro dei centri antichi che approcci di progettazione moderna urbanistica e architettonica”.

Da notare che nel 1988, per la ricorrenza dei 300 anni della rifondazione (con la direzione tecnica dello stesso Ciaburri e scientifica del professor Francesco Moschini) è stato realizzato un laboratorio di progettazione, condotto da sette gruppi di progettisti romani con al seguito una quarantina di studenti, su cui è stato pubblicato un libro.

Nel 1990, poi, è stata allestita anche una mostra dei lavori del laboratorio e sono stati organizzati tre giorni di seminari nei quali sono stati ospitati importanti restauratori (fra tutti Paolo Marconi e Antonino Giuffrè) e progettisti architettonici.

A distanza di oltre tre decenni, questa occasione testimonia l’adattamento possibile di un organismo urbano che per definizione rifiuta la condizione di compiutezza.

Questo momento di sperimentazione sarà affidato a due architetti come   Beniamino Servino e Carmelo Baglivo, che – visitando il paese nel mese di aprile per prendere contatto con la struttura e per scegliere le zone o gli elementi più significativi – hanno successivamente sviluppato dei progetti possibili per Cerreto.

La giornata di studio dal titolo “La città che vive – la continuazione del piano”, rivolta a tecnici e cittadini, al mattino (dalle ore 10) prevede un convegno presso il Palazzo del Genio, con gli interventi di saluto di Giovanni Parente (Sindaco di Cerreto Sannita), Armida Filippelli (Assessore regionale alla Formazione professionale), Felice Casucci (Assessore regionale alla Semplificazione amministrativa e al Turismo), Nino Lombardi (Presidente della Provincia di Benevento),  Diodoro Tomaselli (Presidente dell’Ordine degli Architetti di Benevento) e di Ivan Verlingieri (Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Benevento), con le relazioni di Nicola Ciaburri (Note urbane su Cerreto), Antonio Barbieri (I laboratori del 1988 e i seminari del 1990 come coscienza e fruizione del patrimonio storico-artistico di Cerreto), Amalia Gioia (L’importanza delle ricerche interdisciplinari nella conoscenza della città di fondazione. Due approfondimenti conoscitivi a confronto: il laboratorio del 1988 per la città di Cerreto Sannita e la ricerca della Penn State University per il real sito di san Leucio, Salvatore Buonomo (Aspetti conservativi e trasformabilità di un contesto urbano) e Carlo Severati (Struttura antica della città moderna).

Nel pomeriggio, invece, si affronterà il tema del disegno di Architettura come elemento di analisi e progresso del progetto, con gli interventi di Giangiacomo d’Ardia (Ospite), Renato Capozzi (Il disegno come rivelazione indiziaria), Franco Purini (Dopo i terremoti), Laura Thermes (Un ricordo del Belice), Eleonora Carrano (Disegno come rivoluzione), Carmelo Baglivo (Caprici cerretesi) e Beniamino Servino (Super cerritum). Da sottolineare che ai tecnici partecipanti saranno attribuiti dei crediti formativi.  Nella stessa giornata, al Centro polifunzionale di Via Cavallotti si inaugurerà una mostra con le opere di Servino e Baglivo e la proiezione continua dei filmati di Youtube dei laboratori del 1988 e i seminari del 1990.