"Se il Governo non realizzerà, come sembra, quota 41 per l'accesso alla pensione, l'ha già ottenuta con i suicidi in carcere. Il 41esimo detenuto morto in carcere, di carcere e per carcere dall'inizio dell'anno, si è impiccato ieri sera verso le 20, con i propri slip, in una cella singola del carcere di Ariano Irpino. A nulla sono valsi i soccorsi".
E' quanto sottolinea Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria in merito all'ultimo caso di suicidio nel carcere di Ariano Irpino. "Napoletano, 39 anni non ancora compiuti - prosegue la nota - si era reso protagonista di molteplici intemperanze e gravi aggressioni a operatori di Polizia penitenziaria, segno evidente di un disagio mentale che investe un vastissimo numero di ristretti e che ha inevitabili ripercussioni anche sul benessere del personale. Ai 41 suicidi di reclusi vanno infatti aggiunti anche i 4 appartenenti alla Polizia penitenziaria che nel corso del 2024 hanno messo fine alla propria esistenza". "Ormai - sottolinea il sindacato Uilpa - è una strage senza sosta e se non ci sarà un'immediata inversione di tendenza si sfonderà tragicamente ogni record nella conta dei suicidi in carcere e per carcere. Il sistema ormai è imploso a causa di una gestione politica dell'apparato penitenziario sconsiderata che è stata perpetrata per decenni e che coloro che l'hanno alimentata adesso addebitano ipocritamente al Governo in carica. Governo, quello attuale, che peraltro dimostra incapacità nell'affrontare compiutamente il problema, come detto gravissimo e generato soprattutto da altri, e si mostra restio a intraprendere percorsi risolutivi o anche solo incisivi".
Una emergenza non si affronta con queste misure...
"Una vera e propria emergenza come quella attuale - fa notare De Fazio - che per di più si protrae da lungo tempo, non può essere affrontata con strumenti e misure ordinarie. Va varato un decreto carceri che deflazioni il sovraffollamento detentivo, sono oltre 14mila i detenuti in esubero, consenta l'assunzione straordinaria e accelerata di agenti del corpo di polizia penitenziaria, cui mancano più di 18mila unità, e permetta il potenziamento dell'assistenza sanitaria, specie di natura psichiatrica. Parallelamente va riformato l'intero sistema d'esecuzione penale, vanno reingegnerizzati il dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e va riorganizzato il corpo di polizia penitenziaria. Lo ripetiamo, non c'è più tempo".