Avellino

La grande moda dell’eliminazione del glutine dall’alimentazione nei soggetti non affetti da malattia celiaca si diffonde nel mondo. Negli Stati Uniti il 23% delle donne e il 19% degli uomini seguono questo regime alimentare di esclusione. Recentemente una protezione contro i disturbi cognitivi evocata nelle donne affette da una vera intolleranza al glutine ha fatto immaginare che questo beneficio esisterebbe anche nella popolazione generale.

Dopo la pubblicazione nel 2013 di “Grain Brain”, un best-seller del New York Times tradotto in più di trenta lingue, l’affermazione secondo la quale il glutine avrebbe un effetto deleterio su tutte le persone si è diffusa nel gran pubblico. Comunque non vi erano studi epidemiologici che dimostrassero una tale associazione nelle persone non affette da malattia celiaca.

Questo lavoro ha dunque cercato di determinare se il consumo di glutine sul lungo termine potesse essere associato alla funzione cognitiva in una coorte di donne di mezza età e senza malattia celiaca. Sono stati utilizzati dei dati alimentari raccolti lungo due decenni e degli scores cognitivi valutati con metodi validi. La coorte studiata è quella delle “Nurses’ Health Study II”, in pratica 13.494 donne americane dell’età media di 60 anni. Non è stata trovata alcuna associazione tra il consumo di glutine e lo score cognitivo.

Un’assenza di legame confermata dopo multiple correzioni e molti aggiustamenti tra i quali il tipo di glutine, raffinato o meno, ed antecedenti di cancro o di demenza nelle persone studiate. Tra i molti vantaggi predicati dai difensori di un regime alimentare del genere (a parte la malattia celiaca) si trovano la prevenzione delle malattie cardiovascolari e delle malattie infiammatorie del colon. Ma nessuno studio ha confermato tali affermazioni.

Lo stesso si può dire degli effetti deleteri del glutine sulle funzioni cognitive. Il beneficio principale sembra essere soprattutto quello di natura commerciale per i promotori di “Gluten Free” i cui prodotti hanno invaso i settori Bio dei supermercati.

L'autore è Medico - Endocrinologo