Avellino

Irene Russo, è una giovane e promettente artista avellinese. Classe 1985, si è laureata all’ Accademia di Belle Arti di Napoli.

La sua pittura risente degli influssi nord-europei. Irene ha studiato, infatti, in Polonia, presso l’

Uniwersytet Artystyczny w Poznaniu, dove ha frequentato il corso di pittura  del professor Piotr C. Kowalski , sperimentando diverse tecniche grafiche.

Si è, poi, specializzata in graphic design presso l’ Ilas Scuola Superiore di Comunicazione di Napoli. Attualmente vive a Milano e lavora tra Avellino, Napoli , Firenze e Milano.

“Popolare surreale” è il titolo della sua personale di recente ospitata al Santuario di Montevergine, terminata il 6 settembre scorso e che ha riscosso notevole successo sia di pubblico che di critica.

 

Quando è nata  (e perché), la passione per l'arte ?

Mi ha sempre appassionato creare, fin da piccola, e il mio sogno è sempre stato di diventare una pittrice.

Non saprei indicare un momento preciso in cui ho deciso d’ intraprendere questo percorso, ho sempre disegnato e creato con tutto quello che avevo a disposizione, per me era ed è un momento magico, solo mio, in cui prendo contatto con me stessa.

 

C'è una costante nel tuo lavoro artistico?

Potrei definire una costante l’ analisi di tematiche piuttosto forti, di temi importanti, ma anche il voler marcare sempre la mia origine irpina, mi piace cercarmi nei modi di dire e nei costumi della mia gente, in fondo questa è stata la mia prima forma d’ istruzione che ho ricevuto. Una consuetudine potrebbero anche essere i colori che uso, terrosi, caldi, che rimandano alla mia terra, alla mia gente.

 

Qual è il bilancio della tua recente mostra a Montevergine?

La mostra è stata una bella esperienza, in una location straordinaria, mi ha fatto piacere esporre nel mio paese, anche se è stato un bell’ azzardo portare l’ arte contemporanea al Santuario, il pubblico non è ancora pronto a questo tipo di espressione artistica in un contesto Sacro.

Un esempio sono le numerose richiese di grazia e benedizione che hanno scritto sul mio libro delle firme per la mostra, mi sono sentita un po’ sacra anche io .

 

Hai un punto di riferimento artistico? Se si, perché?

Ci sono degli artisti a cui guardo con particolare interesse, come Kiefer e Kapoor, adoro il loro modo di esprimere temi forti di Kiefer e la sua matericità ed i pigmenti avvolgenti di Kapoor.

 

Cosa significa fare arte qui in Irpinia ?

Fare arte in Irpinia è una sfida, una scommessa con se stessi, ci si sente sempre al di fuori del contesto artistico, il mio fare arte non è moderno, anzi, l’ informale materico, non è di sicuro una mia invenzione. Ma qui non è ancora molto apprezzato e risulta una lotta continua e costante.

 

Prossimi progetti?

Nel mese di ottobre sarò ospite presso la galleria Artexpertise di Firenze,poi penso che mi dedicherò alla mia ricerca artistica, ho diversi concetti da esplorare.

Marina Brancato