Ribadire che il messaggio di Don Peppe Diana deve ancora essere al centro dell'impegno della società, comprenderne l'attualità e la scottante necessità.
Benevento rilancia la lotta alla criminalità all'indomani dell'ennesimo atto di violenza a Casal di Principe, dove nella notte tra venerdì e sabato un commando a bordo di un'auto ha esploso una raffica di colpi di mitraglietta nella centralissima Piazza Mercato e nei pressi dell'abitazione dei familiari dell'egastolano Francesco Schiavone, detto Sandokan, che da poco ha iniziato a collaborare con la giustizia.
Lo fa attraverso una serata speciale in cui è stato presentato l'ultimo libro del giornalista Raffaele Sardo “Per Rabbia e per Amore - Le impronte dei passi di don Peppe Diana”, promossa al caffè letterario Il funanbolo dal coordinamento di Libera Benevento per cui Sara Scuderi ha moderato l'incontro. Una serata partecipatissima e intensa che ha ospitato anche la toccante testimonianza di Rosa Natale, amica e parrocchiana di don Peppe.
Ad aprire l'appuntamento il saluto del referente di Libera Benevento, Michele Martino che ha ribadito come “Sia ancora necessario tenere alta la guardia e ricordando il messaggio di Don Peppe Diana sia ancor più indispensabile “non tacere”. Non si può tacere se i beni confiscati restano inutilizzati e non restituiti alla collettività – ha detto Martino -. Non bisogna accettare passivamente le connivenze tra politica, criminalità organizzata, corruzione e malaffare e abbiamo il dovere di non far cadere nel dimenticatoio delle coscienze le storie delle vittime innocenti, anche quelle del nostro territorio”. E ancora “Dobbiamo far sì che le storie delle vittime innocenti non siano favolette, ma pugni allo stomaco capaci di creare reazioni civiche”.
Raffaele Sardo ha invece messo in evidenza che “Per Rabbia e per Amore” nasce “in occasione del 30esimo anniversario della morte di don Peppino Diana. Un modo per ribadire il messaggio contenuto nel suo testamento spirituale: il documento 'Per amore del mio popolo', un atto di condanna contro la camorra, in cui denunciava la mala politica, invitava i giovani a ribellarsi e la chiesa ad uscire dalle sacrestie. Dopo 30 anni è un messaggio ancora attualissimo le cose sono un po' cambiate ma la camorra non è morta, questo messaggio indica ai giovani la strada di quei sentieri battuti da don Peppe che purtroppo non sono ancora strade ampie. Bisogna ancora lavorarci molto. E dunque ricordare Don Peppe a 30 anni di distanza significa rilanciare il suo messaggio e far proseguire il suo viaggio”.
Un libro tra cronaca e romanzo. “Al di là della storia del clan dei Casalesi – prosegue Sardo – racconto che in un luogo immaginario Don Peppe ha incontrato la mamma, (ndr Iolanda di Tella, morta nel 2020) che gli offre il resoconto di quello che è accaduto negli anni successivi alla sua morte. C'è poi un altro incontro tra le madri: quello tra la mamma di Don Peppe Diana e quella di Peppino Impastato. Un incontro in cui le donne si raccontano il dolore, le notti insonni e le difficoltà affrontate per difendere la dignità dei loro figli: solo per rabbia e per amore”.