Ricucire il Sud ma anche riavvicinare il Partito Democratico alla gente, sempre più lontana dalla politica e dalle sue scelte a volte incomprensibili. Sono questi i temi affrontati ieri sera a Sperone nel corso della Festa dell'Unità, promossa ed organizzata dalla locale sezione democratica e dal dirigente nazionale Franco Vittoria. Una festa alla quale avrebbe dovuto partecipare anche il sottosegretario Filippo Bubbico, rimasto però a Roma perché impegnato a votare sul Senato.
Dunque, tocca ai "locali" affrontare il tema dell'allontanamento del Partito dai cittadini. E se la cavano pure piuttosto bene. A cominciare dal segretario provinciale del PD, Carmine De Blasio, che, incalzato a rispondere non in maniera "politicamente corretta" da un ottimo moderatore come il collega Marco Staglianò, editorialista politico di Orticalab, racconta la sua verità sulla eccessiva litigiosità dei democratici irpini.
«Siamo vivendo una fase in cui il partito è troppo distante dai reali problemi dei cittadini. Questa politica non serve, nemmeno a chi la fa. E' giunto il momento di decidere che tipo di politica vogliamo offrire alle comunità. Siamo ad un bivio. Bisogna capire se vogliamo ancora una politica che riesce soltanto a guardare alla punta dei propri piedi oppure quella che pensa alla reale risoluzione delle cose che contano», ha affermato De Blasio che, poi, ha elencato "le cose che contano" sulle quali si è ritrovato da solo a combattere, senza l'aiuto dei parlamentari irpini.
Il primo riferimento, ovviamente, è andato al disastro dell'Italicum. La nuova legge elettorale che, di fatto, ha spezzato il legame, già fragile, tra le due vallate della Bassa Irpinia e il resto della provincia di Avellino. «Non è tanto il fatto che c'è un pezzo di territorio che viene strappato alla provincia, ma è piuttosto il come si arriva a questa decisione. Siamo tutti d'accordo che si è trattato di un grave errore, che tra l'altro giunge nel momento in cui cerchiamo di spiegare ai cittadini quanto sia importante non ragionare più in termini di campanili, favorendo invece logiche e dinamiche che propendono verso la gestione associata dei servizi», aggiunge il segretario provinciale del Partio Democratico.
«Bisogna capire ora se ci sono margini per correggere, non tanto il grave errore commesso, ma il messaggio che diamo alle comunità» - prosegue De Blasio - «Tutto ciò avviene mentre altri territori irpini lavorano alla creazione di una ragione per il domani. Penso all'area pilota in Alta Irpinia oppure ai processi di sviluppo nell'area dell'Ufita. Purtroppo, sembra che la colpa sia sempre a via Tagliamento. Ma la verità è che le responsabilità sono anche e soprattutto su altri livelli», conclude De Blasio. E sono applausi convinti da parte della platea di via della Resistenza.
Tocca poi al consigliere provinciale Caterina Lengua, che mette in evidenza ancora di più il paradosso della politica democratica irpina, raccontando quanto è avvenuto nell'ultimo Consiglio Provinciale in occasione dell'approvazione del bilancio. «Il capogruppo Pd, senza alcuna verifica in seno al partito, ha deciso improvvisamente di seguire l'Udc. E' a quel punto che abbiamo dato l'impressione più palese di come il partito fosse un contenitore dove convivono pezzi di consorteria. Troppe, lunghissime ed estenuanti le otto ore dell'ultimo consiglio provinciale in cui ci siamo attardati troppo su questioni che nulla hanno a che vedere con i fatti dei territori. Qual è funzione del Pd oggi? Di certo, non quella che stiamo mostrando. Ed anche la classe dirigente nazionale ha le sue colpe. Dobbiamo recuperare la consapevolezza del nostro ruolo per il quale, probabilmente, non siamo ancora attrezzati a livello di analisi dei problemi. I problemi del Vallo di Lauro - ha concluso Caterina Lengua - non sono molto diversi dal territorio dal quale provengo, la Valle Caudina. Anche noi soffriamo una condizione di isolamente, complicata da emergenze sociali ed economiche. E tutto questo mentre un'altra parte dell'Irpinia viaggia ad un ritmo molto più veloce».
Infine, la parola a due "ospiti" d'eccezione, i parlamentari Massimiliano Manfredi e Nico Stumpo. Il primo ha difeso le riforme messe in campo dal Governo Renzi. «Certo, qualcosa va migliorato ma di certo non saremo ricordati per quella classe dirigente amante dei talk show. Noi ci siamo impegnati, ci abbiamo messo la faccia e abbiamo fatto le riforme di cui in Italia si parla da 40 anni». Stessi concetti ma da un punto di vista diversi, quelli della minoranza interna Pd, sono stati espressi dal parlamentare calabrese Nico Stumpo. «Ricucire il Mezzogiorno - ha affermato - significare eliminare il divario che oggi esiste tra il Nord e il Sud. Un esempio? Al Nord in una sola giornata una persona ha la possibilità di trasferirsi da Milano a Trieste passando per Bologna, tornando a casa nella stessa serata. Al Sud invece per andare da Reggio Calabria a Bari occorre prendere un volo per Roma andata e ritorno».
Rocco Fatibene