Napoli

Cito quanto ha dichiarato il prof. Luciano Floridi, docente di Filosofia dell’Informazione e Filosofia della Tecnologia a Oxford, in un servizio recente della BBC sull’intelligenza artificiale (IA): “Dobbiamo distinguere fra ciò che è possibile e ciò che è plausibile - è possibile ma non plausibile che vinciamo la lotteria ogni volta che compriamo un biglietto, lo stesso vale per la minaccia esistenziale rappresentata dall’IA. È una distrazione e non dovremmo perderci tempo”. Con questa saranno ormai milioni le voci a difesa del nuovo "strumento di attrazione di massa" che da qui a breve cambierà per sempre le nostre vite. Gli studenti già ne fanno un largo uso nella loro attività scolastica, soprattutto tra i 16 e i 18 anni, in particolare se sono di sesso maschile. Ogni attività produttiva o professionale la sta implementando nella sua quotidianità. Io stesso ne ho programmato l'introduzione nel mio lavoro di medico e imprenditore della sanità: che faccia lei quello che non possono, non vogliono o non sanno più fare le (poche) competenze ancora disponibili (ma per quanto ancora?). Il rischio di una paralisi esponenziale dei sistemi produttivi e dei servizi essenziali è sempre più incombente. Che allora si vada con fiducia sotto braccio con una partnership più avveduta di noi, meno volubile e meno incline alla rissa e alla sopraffazione, a cui insegnare regole e procedure, dare coordinate e limiti, anche quelli potenzialmente meno valicabili, tanto saremo noi stessi poi a chiederle di oltrepassarli, ora per noia o pigrizia, ora per bramosia di potere o denaro, ora per nostro esclusivo tornaconto d'immagine. Ma tutto in piena sicurezza (ovviamente) e senza che la nostra supremazia sia mai in discussione. Del resto come sarebbe mai possibile che chi ci ha messo due milioni e mezzo di anni per arrivare dov'è si faccia fregare da chi ha poco meno di 400 anni e solo da poco ha raggiunto la sua pubertà, anche se ha poi cominciato a crescere in maniera tanto vertiginosa da lasciare esterefatti i suoi stessi creatori?

Anche i nostri ragazzi lo fanno, ma sempre giovani, inesperti e bisognosi di una guida restano. Vedrete che i nostri 1300 cm3 di cervello, per non parlare del chilo e mezzo circa che gli equivalgono (al netto delle differenze inconcludenti tra sessi), saranno più che sufficienti a tutelare l'uomo dalle macchine, e che importa se qualcuna di loro già fa la CEO di importanti società internazionali o se qualche scriteriato vuole affidarle la stanza dei bottoni delle testate nucleari. Un importante generale dell'esercito italiano ci ha rassicurato che finché l'IA non sarà in grado di impedire a un napoletano di vendere un mattone al posto di una macchina fotografica, siamo al sicuro. E (a maggior ragione) che importa se tutti i più grandi motori di ricerca già la usano a tutto spiano per sapere dagli smartphone che manipoliamo senza sosta quali sono le nostre abitudini e le nostre preferenze e governare così silenziosamente, ma prepotentemente, le scelte che compiremo e forse perfino quelli che domani saremo. Altro che l'umanesimo invocato da Brunello Cucinelli in una preziosa intervista rilasciata qualche giorno fa a La Stampa.

Sembra più un gioco di alta società, un sofisma da intellettuale snob, una moral suasion, pur enunciata da uno scanno non proprio infimo, che una dichiarazione di intenti strutturata e prospettica, e soprattutto con una benché minima possibilità di essere applicata. Il mondo in basso, molto più in basso, si sta muovendo intorno al nulla e alla mediocrità e cerca nuovi dei da adorare e a cui soccombere. E l'IA sembra proprio fatta apposta per questo scopo.

Abbiamo voglia a sentirci la tartaruga della favola di Esopo. Vogliamo la subitaneità per raggiungere i nostri traguardi e siamo disposti a invocare (come la lepre di quel racconto) il tempo che avremo a disposizione per giustificare il vantaggio che daremo all'ostinata e furba testuggine, convinti di riprenderla quando vogliamo lungo la strada per la sopravvivenza.

Non abbiamo imparato niente dai nostri errori passati e presenti e continuiamo a produrre imperterriti guerre (regionali o mondiali che importa), discriminazioni per censo, genere, razza o religione, persecuzioni e stermini di popoli interi e distruzioni di ecosistemi, per citare solo alcune delle nostre perle. E noi saremmo quelli che di fronte a un IA così sfavillante e già necessaria (non solo alle nostre occupazioni) dovrebbero saperne poi fare un uso etico e controllato? Ma fatemi il piacere! Impariamo piuttosto dalla vergognosa resa di chi con Esopo si credeva furba e superiore, mettiamoci una corazza (di regole) bella spessa e proviamo ad andare piano e lontano, proprio come la tartaruga di quel racconto, lasciando a chi è veloce ma non intelligente (a dispetto del nome che porta) l'onere della subalternità, dell'utilità e - qualora sia una gara - della sconfitta.