Benevento

(frasan) Antonio Calabro continua a tenere toni bassi e si definisce un “intrufolato in una cena di gala senza essere stato invitato, dove dovevano partecipare solo le squadre più forti”. Un “underdog" per dirla con un termine in voga di questi tempi, uno che partecipa da sfavorito ad una manifestazione sportiva e accresce la sua soddisfazione se capisce di poter sovvertire il pronostico. 

Che un po' ci marci l'allenatore salentino sembra scontato: con lui in panchina in tutto il girone di ritorno la squadra toscana ha perso una sola volta in campionato (contro la Recanatese), vincendo per contro tutte e nove le partite interne che ha disputato. Nei play off ha eliminato prima il Perugia, poi la Juventus Next Gen e ha vinto la partita d'andata coi giallorossi. Questa eccessiva umiltà sembra più che altro una strategia.

Anche quando parla della squadra di Auteri, il tecnico dei gialloazzurri si lascia andare a dichiarazioni forse eccessivamente “buoniste”: “Se non vogliamo soccombere ai nomi e alle qualità del Benevento, dobbiamo metterci intensità. Se ci abbassiamo vengono fuori le qualità e le caratteristiche degli avversari, non possiamo permettercelo”. Va bè, si sa, gli elogi all'avversario fanno parte del gioco.

D'altro canto arrivati a questo punto della competizione, c'è poco da indorare la pillola. Il Benevento cercherà in qualunque anfratto (fisico e mentale) il modo di aver ragione di questo avversario, consapevole di avere qualche “peccato originale” da nascondere come la polvere sotto il tappeto e che solo con l'atteggiamento potrà sovvertire un risultato che per ora lo vede soccombente. 

Ancora due allenamenti e sarà il momento di scendere in campo per provare a ribaltare la sconfitta dell'andata. Un gol di scarto per portarla, col cuore in gola, fino all'extra time, due gol di scarto per imboccare la strada della finale. Ecco quello che occorre alla squadra giallorossa. Per riuscirci dovrà fare la cosa che gli riesce di meno: segnare dei gol. La squadra di Auteri non ha l'attacco dell'Avellino (per esempio), ma possiede ugualmente i colpi per far male: basterebbe ricordarsi dei due gol rifilati alla Triestina la settimana scorsa, grazie a due prodezze di Ciciretti e Perlingieri. Modi diversi per arrivare al gol. Riparte dal basso la squadra giallorossa ed è una strategia rischiosa, ma non può fare altro: davanti non ha "torri" che possano supportare il lancio lungo. E allora si prova a manovrare a filo d'erba. 

Servono piedi buoni, determinazione, una voglia pazza di andare avanti e un filo di fortuna. Ci sarà l'afflato col pubblico, che mai come prima in questa stagione affollerà gli spalti del Vigorito. Sarà una spinta in più, la linfa vitale che può aumentare le chances di vittoria. Un gol da ribaltare, in qualsiasi maniera, anche facendo le ore piccole.