Nove persone arrestati e ai domiciliari, 41 indagati e beni sequestrati per 2 milioni e mezzo di euro. Sono i numeri dell'indagine condotta da Carabinieri forestali e Polizia a Frosinone, nell'ambito di un'inchiesta coordinata da Procura e Dda.

Nel mirino un sodalizio criminale che dovrà rispondere di traffico illecito di rifiuti tra Campania e Lazio. 

Attraverso diverse società di intermediazione campane, l'imprenditore era riuscito ad accettare dalla Campania ingenti quantità di rifiuti che invece dovevano essere lavorati in quella Regione". I rifiuti campani passavano le maglie dei controlli cambiando il loro codice identificativo (Eer): in questo modo i rifiuti urbani venivano riclassificati come speciali rendendoli smaltibili fuori regione. Il tutto con un doppio guadagno: per chi smaltiva i rifiuti (e veniva pagato per lo smaltimento), ma in realtà gli cambiava solo codice, e per chi li riceveva con il nuovo codice 'Cer 19 12 12' che indica rifiuti molto difficili da gestire e costosi da smaltire. E per questo veniva pagato mentre in realtà si trattava di normali rifiuti urbani. I rifiuti urbani provenienti dalla Campania finivano (con semplici operazioni di stoccaggio, senza alcun trattamento) nell'impianto di Frosinone, al solo fine di farne perdere le tracce. Da qui venivano poi trasportati in altro impianto a Cisterna di Latina e da qui smaltiti come semplici scarti di lavorazione presso una discarica di Colleferro. Inoltre dalla lettura dei formulari che accompagnano i rifiuti è emerso che i materiali in ingresso a Frosinone non sempre erano accompagnati da analisi che ne accertassero la reale composizione. Gli inquirenti ipotizzano che siano 2.550 le tonnellate di rifiuti erroneamente classificate. Ed a capo dell'organizzazione collocano un imprenditore frusinate ed uno campano.

L'inchiesta è partita dopo l'incendio dell'impianto di trattamento frusinate, nel giugno 2019. Al vertice del sodalizio criminale, secondo gli investigatori, un imprenditore laziale ed uno campano.