Benevento

Lo stralcio delle posizioni e la trasmissione al Pm degli atti relativi a Mario Pasquariello, nel 2018 assessore comunale ai lavori pubblici, e Maurizio Perlingieri, dirigente dello stesso settore di Palazzo Mosti – entrambi difesi dall'avvocato Sergio Rando-, per il mancato interrogatorio dopo la conclusione dell'indagine, l'inutilizzabilità delle intercettazioni per cinque capi di imputazione e l'ammissione delle parti civili.

Sono le decisioni del gup Roberto Nuzzo nell'udienza preliminare a carico delle trenta persone ( e della Gesesa) di cui è stato proposto dalla Procura il rinvio a giudizio nei due tronconi, riuniti, dell'inchiesta dei carabinieri del Noe sull'inquinamento dei fiumi e sull'affidamento alla Gesesa, da parte del Comune di Benevento, della gestione del Servizio idrico integrato.

L'appuntamento in aula di oggi è stato scandito dall'interrogatorio chiesto dal sindaco di Vitulano, Raffaele Scarinzi (avvocato Dario Vannetiello), che ha scelto il rito abbreviato, chiamato in causa, con un tecnico comunale ed un funzionario della Gesesa, per un'accusa di falso: nel marzo 2019 avrebbe firmato un'autorizzazione provvisoria allo scarico dell'impianto di depurazione retrodata al 25 gennaio 2019, evitando alle Gesesa una sanzione amministrativa perchè l'autorizzazione era già scaduta. Un addebito che Scarinzi aveva già respinto quando l'indagine era rimbalzata all'onore delle cronache. Aveva infatti precisato che nessun accertamento e nessuna contestazione avevano riguardato il periodo gennaio - marzo 2019, per cui la retrodatazione non avrebbe avuto altra utilità se non quella di saldare a sanatoria i periodi di vigenza delle due autorizzazioni; aggiungendo, inoltre, che il Comune di Vitulano non ha mai difeso interessi della Gesesa, alla quale ha invece apertamente attribuito la responsabilità delle violazioni formali accertate chiedendo che fosse destinataria delle relative sanzioni.

Esame anche per l'ingegnere Oreste Montano (avvocato Marcello D'Auria), che ha ricordato di aver maturato una esperienza quarantennale in materia di depurazione, e di aver operato come consulente esterno, e a titolo gratuito, sulla prefattibilità di due impianti di depurazione a Benevento.

Il 17 giugno le discussioni del pm Maria Colucci e delle parti che proseguiranno il 22 luglio, poi la sentenza del giudice su Scarinzi, sul patteggiamento a 2 anni di Francesco De Laurentiis (avvocati Angelo Leone e Andrea De Sanctis), di Benevento, funzionario della Gesesa, e sugli altri imputati. Parti civili i Comuni di Ponte e Moiano, con gli avvocati Vincenzo Sguera e Nunzia Meccariello, e l'associazione Codici - livello nazionale e campano-, con gli avvocati Ivano Giacomelli e Giuseppe Ambrosio.

Il primo filone dell'inchiesta era finito all'attenzione dell'opinione pubblica nel maggio 2020, quando erano stati sequestrati dodici depuratori tra Benevento – Ponte delle Tavole, Capodimonte e Pontecorvo – Telese Terme (2), Frasso Telesino, Melizzano, Forchia, Castelpoto, Morcone, Ponte e Sant'Agata dei Goti.

Si tratta di Giorgia Dora Amato, di Benevento, Domenico Bernando, di Sant'Agata dei Goti, Rosanna Cocozza, di Benevento, Gelsomino De Angelis, di Ponte, Francesco De Laurentiis, di Benevento, Antonio Di Rubbo, di Benevento, Vincenzo Maria Falcione, della provincia di Isernia, Piero Ferrari, di Roma, Carlo Alberto Iannace, di San Leucio del Sannio, Mario Lepore, di Benevento, Gianluca Luciani, di Pietrelcina, Claudio Maraschiello, di Benevento, Antonio Mazza, di Benevento, Michele Mazzarelli,di Faicchio, Giuseppe Melillo, di Vitulano, Massimo Messere, di Paduli, Antonio Pisanti, di Maddaloni, Anna Pontillo, di Calitri, Piero Porcaro, di Ceppaloni, Giovanni Rossi, di Venafro, Giovanni Ruggieri, di Castelvenere, Raffale Scarinzi, di Vitulano, Giovanni Tretola, di Sant'Angelo a Cupolo, difesi dagli avvocati Andrea De Sanctis, Raffaele Tecce, Vincenzo Regardi, Roberto Pulcino, Emanuela Serrato, Alfredo Scialò, Umberto Del Basso De Caro, Fabio D'Alessio, Beatrice Ucci, Umberto De Falco, Federica Ventorino, Viviana Olivieri, Angelo Leone, Luigi Romano,. Ettore Marcarelli,  Fabio Russo, Daniele Bonavita, Antonio Nobile, Salvatore Rubinetti, Antonio Lonardo, Grazia Luongo, Bruno Botti, Dario Vannetiello, Maria Carla Pagnotta e Riccardo Olivo (per Gesesa).

Le accuse contestate a vario titolo: inquinamento ambientale, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata, gestione illecita di rifiuti, scarichi di acque reflue senza autorizzazione, abuso d’ufficio e falsità ideologico. Attenzione puntata sulla gestione operativa degli impianti da parte delle Gesesa, sugli esami effettuati sui campioni delle acque di scarico, ritenuti solo “documentalmente conformi” ai parametri di legge”. Una situazione che avrebbe provocato il peggioramento dello stato di salute dei corsi d'acqua.

Due i nomi che compaiono anche nel secondo filone: Piero Ferrari (avvocati Marcello D'Auria e Andrea De Sanctis), fino al gennaio 2019 amministratore delegato di Gesesa, e Giovanni Tretola (avvocato Vincenzo Regardi), capo tecnico della Gesesa. A loro si aggiungono Oreste Montano, Giovanni Colucci (avvocati Giovanbattista Colucci e Raffaele Tecce), commissario straordinario dell'Ato Calore-Irpino e dall'ottobre del 2018 commissario liquidatore dello stesso, Mario Pasquariello, Maurizio Perlingieri, Giovanni Moriello, geologo, Giovanni Quarantiello (avvocato Luigi Bocchino), capogruppo in consiglio comunale di una delle liste a supporto del sindaco Mastella, primo firmatario di un emendamento sottoscritto anche da altri rappresentanti dell'assise, Pasquale Schiavo (avvocato Andrea De Sanctis), responsabile servizio manutenzione della Gesesa.

Diversi gli addebiti prospettati: per Ferrari, Colucci, Montano, Pasquariello, Perlingieri e Quarantiello quello di abuso d'ufficio, prospettata per una delibera del 2018 – Pasquariello l'aveva proposta alla giunta che l'aveva approvata, al pari del Consiglio – sull'individuazione della Gesesa come gestore del Servizio idrico integrato. Un'iniziativa ritenuta illegittima dagli inquirenti, secondo i quali l'affidamento sarebbe dovuto andare solo a società interamente pubbliche.

Per Moriello e Schiavo, in concorso con Montano e Ferrari, l'accusa di abuso d'ufficio, per Tretola, in concorso con Ferrari, Montano e Schiavo, quella di falso in relazione allo studio di prefattibilità tecnica ed economica del sistema depurativo di Benevento. Infine, per Ferrari, Colucci e Montano una presunta turbativa di gara.

Si tratta di una inchiesta scandita dall'annullamento, deciso dal Riesame, di un maxi sequestro per 78 milioni di euro a carico della Gesesa, e dal no del Gip, appellato dal Pm, all'adozione di alcune misure cautelari.