Tutti i numeri del Napoli di quest'anno recano lo stigma del disastro. Non a caso è questa la parola più usata per descrivere l'annata azzurra, che come ha detto a buona ragione Marco Azzi, "è molto peggio di una stagione storta".
Alla 34esima la squadra aveva tanti punti quanti quelli fatti l'anno scorso alla fine del solo girone d'andata. Nel suo nuovo palmares potrà presentare il record di 15 partite di seguito avendo subito almeno un gol. A oggi ne ha già incassati 18 in più di quelli presi in tutto lo scorso campionato. Può vantare poi già 11 sconfitte contro le 4 di tutta la passata stagione di serie A., sei solo nelle ultime in casa, dato ancora più sconcertante in quanto fa comprendere come l'ex scudettata ha perso la sua sintonia con la piazza, il tifo e la città.
Dopo essere stata fino a più di un mese fa la squadra che aveva recuperato più punti da situazioni di svantaggio (19), è rinsavita poi alla grande, non rialzandosi dal torpore in cui regolarmente cade dopo un gol neanche con razzi e tric trac. E non finisce qua.
Il Napoli ha perso 19 punti nelle ultime nove partite (tre sconfitte, cinque pareggi e una sola vittoria, 4-2 a Monza), il che la dice lunga di quanto non veda l'ora di chiudere questo supplizio - più per noi che per loro a dire il vero - e cercare altrove, tra nuove mete vacanziere e calcistiche, una serenità e una forza interiore che sembra aver definitivamente perdute.
Gli azzurri hanno fatto i forti con i deboli (39 punti con le medio-piccole) e le pecore con i forti (12 punti appena con quelle che una volta erano "sorelle"). Non è stata in grado di vincere mai più di due partite di seguito, perdendo 27 punti in casa e altrettanti in trasferta. Sempre in termini di classifica, ha raccolto solo miserie da tutti e tre gli allenatori che l'hanno guidata, ora che per partite giocate la triade tecnica si è infine equivalsa (12 per ciascuno) con quest'ultima vergognosa prova casalinga contro il Bologna, e anche se con Garcia le cose sembrerebbero essere andate meglio (21 punti contro i 15 degli altri due), in realtà è solo un inganno matematico, perché la squadra era la stessa dell'anno prima (eccetto Kim), perchè poteva contare ancora sull'effetto benefico della grande vittoria appena conseguita e perché la SSC Napoli e la piazza si muovevano ancora tutte nella stessa direzione.
Rudi Garcia - l'ho detto e lo ripeto - non è stato il migliore dei tre, ma il seme malato della pianta che non è mai fiorita e dal quale ogni disastro (appunto) è disceso.