La comunità è avvolta nel dolore e nella rabbia. Oggi è il giorno della protesta in seguito alla tragedia avvenuta lunedì a Casteldaccia, in provincia di Palermo, che ha portato alla perdita di cinque preziosi lavoratori, mentre un sesto lotta per la vita. Questi uomini, intrappolati in un ambiente soffocante di gas tossici, hanno cercato disperatamente di salvarsi l'un l'altro nella vasca dell'impianto di sollevamento delle acque reflue gestito dall'Amap, l'azienda acquedottistica del Comune di Palermo. Ma il gas letale, l'idrogeno solforato, ha avuto la meglio, privi di adeguate protezioni e mascherine che avrebbero potuto salvarli. Sul luogo dell'incidente, le famiglie affrante vivono un'agonia insopportabile.

Un'inchiesta è stata avviata dalla procura di Termini Imerese e l'impianto è stato sequestrato. Le segreterie provinciali di Fillea, Filca e Feneal hanno proclamato 8 ore di sciopero in segno di lutto e di protesta. Tra i lavoratori deceduti, tre erano edili, e questa tragedia ha sottolineato l'urgente necessità di sicurezza nei cantieri. Il sindacato ha espresso indignazione per il fatto che alcuni lavoratori fossero sottopagati rispetto alle loro responsabilità effettive sul cantiere, un problema che è emerso anche dai controlli effettuati presso gli enti bilaterali.

È emerso chiaramente che le esalazioni di idrogeno solforato hanno causato le morti e le condizioni critiche del sopravvissuto. Il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Palermo ha dichiarato che questa tragedia poteva essere evitata se fossero state adottate tutte le precauzioni necessarie. La situazione del sopravvissuto rimane estremamente critica, e il destino dei suoi organi e della sua vita è incerto. I nomi dei lavoratori caduti - Epifanio Alsazia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano, Giuseppe La Barbera e Giuseppe Miraglia - saranno ricordati con profonda tristezza e rispetto.

Mentre la comunità si unisce nel dolore, sorge una domanda angosciosa: perché questa tragedia è accaduta?