"Quando leggo sui mass media d'iniziative, inutili quando tardive, per arginare l'invivibilità che oramai da diversi lustri a questa parte caratterizza il quartiere partenopeo del Vomero, mi torna in mente il noto adagio napoletano, che, tradotto, afferma: "Alla basilica di Santa Chiara, dopo che fu saccheggiata, misero i portoni di ferro". Fiaccolate e cortei che assumono un sapore meramente elettorale, visto il periodo, e che peraltro non servono a risolvere un problema che oramai, considerando il lungo lasso di tempo trascorso da quando ha cominciato a manifestarsi, è da considerarsi endemico. Peraltro di fiaccolate e cortei al Vomero, in passato, se ne sono svolti tantissimi e i problemi sono rimasti tutto sul tappeto anzi si sono aggravati. Quando alla vecchia proposta, più volte avanzata e pure attuata in passato, seppure per periodi brevi, dell'utilizzo dei metal detector alle uscite delle fermate del metrò collinare, mi domando in che misura possa risolvere il problema se poi i giovani, come dimostra la rissa scoppiata venerdì scorso, arrivano al Vomero soprattutto a bordo dei propri ciclomotori e si affrontano brandendo i caschi o utilizzando le sedie poste all'esterno di un pubblico esercizio ". Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione del Vomero, così esordisce, replicando ad alcune proposte che circolano in queste ore e che dovrebbero servire a risolvere definitivamente i gravi problemi, principalmente di sicurezza e di ordine pubblico, oramai alla ribalta delle cronache anche nazionali, che affliggono il quartiere partenopeo.
Basta andare a rileggere le scene descritte dall'inviato speciale de "L'Espresso", il giornalista Leo Sisti, che nel settembre del 2005, ben 19 anni fa, di sabato venne al Vomero e nell'articolo in primo piano intitolato "C'era una volta Napoli", descrisse nei minimi particolari quello che accadeva - puntualizza Capodanno -. Un articolo che potrebbe essere stato scritto venerdì scorso quando si è verificato l'ultimo episodio, almeno per il momento, che ha interessato queste bande di giovani che, segnatamente nei fine settimana, calano al Vomero, costringendo i residenti a emigrare altrove o a chiudersi prudentemente in casa.
Al riguardo - continua Capodanno - riporto l'incipit di quell'articolo: "Vomero, sabato 10 settembre, ore 19. In piazza Vanvitelli, come ogni week-end, va in scena la movida nel quartiere bene. E' l'ora del branco, le baby gang si affollano per un'altra notte brava. Sono migliaia di ragazzini, dai 12 anni in su. Scendono dalla stazione del metrò. Moltissimi partono da Scampia, l'area dove si smercia la cocaina a cielo aperto, altri si aggiungono nelle sette fermate intermedie prima di arrivare a destinazione. I più pericolosi nascondono in tasca coltellini e tirapugni, pronti allo scontro con gruppi rivali. Ondeggiamo, sciamano nelle vie dello shopping, tra via Scarlatti e via Luca Giordano, si aggirano tra negozi di lusso e gli store di Nike e Stefanel. Alle 23, proprio a due passi dalla piazza, qualcuno appicca il fuoco a dei cartoni appoggiati a un cassonetto. Nessuno si muove. Dopo un po', un volenteroso vigile urbano cerca di domare l'incendio. Ci riesce a metà, poi lascia perdere. Si giustifica: "Si spegnerà da solo". Macché le fiamme si alzano sempre di più. Un passante interviene coprendole con altri cartoni. Rimane solo un po' di fumo. Una ragazzetta di 14-15 anni, resa forte dalla spirito della banda, urla: "Bravo, sei un genio!" suscitando l'applauso corale di 400-500 coetanei. Pochi metri più in la, due agenti sistemati nel camper mobile della polizia assistono alla scena. Domanda: "Perché non fate niente?". Risposta: "Non spetta a noi. E' compito dei pompieri". Testuale.
Dunque - sottolinea Capodanno - a distanza di quasi quattro lustri, nulla è cambiato se non i protagonisti, dall'uno e dall'altro lato della barricata, di questa immane tragedia che affligge il Vomero. Per ricreare un clima di serenità in un quartiere profondamente scosso e preoccupato, anche alla luce degli ultimi eventi, rinnovo dunque la richiesta, più volte formulata, al questore di Napoli affinché nell’isola pedonale di via Scarlatti o nella stessa piazza Vanvitelli sia ripristinato il servizio con il camper mobile della Polizia di Stato, effettuato per breve tempo e con discreti risultati, almeno in termini di visibilità, fino ad alcuni anni addietro, e per 24 ore su 24. Inoltre bisogna che si vedano di nuovo in strada, pure attraverso il potenziamento del servizio, i poliziotti e dei carabinieri di prossimità, che, in passato, al Vomero hanno sortito ottimi risultati, anche in termini di prevenzione. Infine il prefetto di Napoli dovrebbe convocare ad horas un'apposita riunione, dedicata esclusivamente al quartiere Vomero, per mettere in campo tutte le iniziative per debellare il grave fenomeno delle baby gang e della movida violenta e fracassona, che vede, tra l'altro, il quartiere collinare partenopeo, anche con il proliferare di alcune attività, trasformato in una delle principali piazze d'interesse per i molteplici crimini della micro e della macro criminalità ".