Napoli

Come non partire dalle parole di Aurelio De Laurentiis, il quale, intercettato dai cronisti fuori al cinema Metropolitan, all'anteprima del film del terzo scudetto del Napoli, dal titolo - manco a dirlo - "Sarò con te", ha dichiarato: "Chi crede che si possano vincere due scudetti di fila è un illuso. Imparate dal Manchester United”. Bene, anzi no, male! È scelta, infatti, discutibile quella di commentare una stagione che ha avuto, sin dal suo nascere, lo stigma della totale, assoluta e costante subalternità, in ogni suo aspetto anche il più remoto, con parole ancora di astio e di rimprovero nei confronti di tifosi e giornalisti.

Così si tradisce il senso stesso del titolo del film (e non solo). Sarebbe stato più appropriato se quelle esternazioni le avesse rivolte a sé stesso. Ricordo al presidente che fu proprio lui ad affermare alla conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore - quel Rudi Garcia, "individuato dopo un lungo e laborioso casting" e poi rivelatosi un flop clamoroso: "Lo scudetto è stato un fatto iniziatico, mi auguro. Finalmente ce l'abbiamo fatta, ma spero non sia un caso ma l'inizio di un percorso che una città come Napoli merita. L'obiettivo è provare a ripeterci. Spero poi di arrivare in finale di Champions, ci metterei la firma".

Posso capire lo stato di patologica euforia in cui tutto il mondo azzurro in quei giorni versava, ma oggi non si può disconoscere il fatto che il primo illuso sia stato proprio lui. Aggiungo, non senza un profondo rammarico, se non addirittura un legittimo dolore, per quanto poteva - ai suoi occhi di certo doveva - essere fatto e, invece, non è mai neanche iniziato. La nuova cavalcata azzurra si è rivelata poco più di una placida e distensiva sgroppata, con un danno di immagine, una perdita di valore economico e finanziario (immaginate solo sponsor e investitori futuri persi), un crollo di appetibilità per calciatori e tecnici e, soprattutto, una sconfitta sociale e imprenditoriale (lo ribadisco) senza eguali per un club (lo ricordo) che non può neanche lontanamente paragonarsi ad altri (vedi il citato Manchester United) dalle tradizioni ultrasecolari, dal pedigree per sua stessa natura trionfale, dalle capacità di rilancio e di "convincimento" come pochi al mondo e dalla solidità finanziaria tanto granitica da potersi permettere non una ma cento esclusioni alle coppe europee. Invito, pertanto, il presidente Aurelio De Laurentiis a dismettere (infine) i panni dell'incendiario e a riassumere quelli dell'imprenditore illuminato e lungimirante che sono certo lui sia.