Avellino

Quattro anni e mezzo lunghi e intensi, il prefetto di Avellino, Paola Spena, lascia l'incarico della guida del Palazzo di Governo per un nuovo e prestigioso incarico presso il Ministero dell'Interno. 

Ieri sera, accerchiata da amici e colleghi, ha voluto salutare la città di Avellino.  

Dal Covid ai migranti: le emergenze

 "Quattro anni e mezzo, densissimi e intensi. Ricordo di essere arrivata nel periodo difficile con il Covid. Abbiamo attraversato diverse emergenze: gli ucraini, gli afghani, la ripresa dalla pandemia, la ripresa economica. Tante operative concrete, intese sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla violenza contro le donne, per i giovani, con la presenza anche della stampa, che è sempre stata, devo dire, un interlocutore molto importante. Ma credo che tre cose riassumano quello che ho voluto mettere in campo per realizzare gli obiettivi di un prefetto: il raccordo tra i livelli territoriali, il coordinamento con le forze dell'ordine e le istituzioni e la legalità. Questo è stato messo in campo attraverso lo stare insieme, la prossimità, quindi la vicinanza al territorio, e attraverso un approccio di dialogo e di ascolto con le associazioni, le persone e con una grande attenzione anche ai tentativi della criminalità organizzata di interferire e colpire un territorio fondamentalmente sano, sia sotto il profilo delle imprese sia sotto quello delle amministrazioni. Abbiamo lavorato con impegno e una serie di risultati si sono visti.

Vi lascio con un G7 alle porte

e con una stazione Hirpinia che diventa sempre più vicina. Lascio una bella squadra in prefettura, abbiamo vissuto momenti indimenticabili. È un'esperienza che mi ha arricchito molto; credo di lasciare non solo un territorio ma anche tante persone amiche e la traccia di uno sforzo a tutela di una comunità che mi è profondamente cara, a cui ho dedicato davvero il mio cuore e che mi porto dentro per tutto il resto del mio percorso, che sarà nuovo ma proprio perché si muove sui beni confiscati alla criminalità, credo che consentirà di mantenere un rapporto con questo territorio.

Una delle esperienze più belle è stata quando sono andata allo stadio dove, grazie ad un'attività che abbiamo svolto in intesa con le forze dell'ordine, abbiamo visto delle donne di una cooperativa, vittime di violenza, che stavano lavorando. Quindi, una prospettiva di vita. Invito i giovani a rimanere qui, ci sono tante opportunità e risorse e un'ottima scuola. Ci sono opportunità di sviluppo, di fare famiglia in uno straordinario territorio e di contrastare lo spopolamento e la denatalità, che sono forse tra i temi più drammatici che stiamo affrontando. Credo che con la fiducia, il rispetto delle regole e la passione per questo territorio si possa fare tanto".

Inchiesta Dolce Vita

Tra le cose che lascia il prefetto Spena, c'è anche quella di un Comune senza sindaco: "Trovo molto importante che, in questo contesto che sicuramente preoccupa, presto ci siano le elezioni. Questo consente ai cittadini, sulla base dei candidati, di poter subito fare una scelta e affidarsi a coloro che ritengono meritevoli della loro considerazione. Il mio appello è quello di andare a votare per questo Comune, di votare in generale perché è un diritto che va esercitato. Sono convinta che, raccogliendo le forze, gli avellinesi troveranno sicuramente una rappresentazione delle loro esigenze, che sarà coerente con questo territorio che merita di andare avanti. E ripeto, in questo tempo una gestione commissariale consente di tenere un tono basso e quindi può agevolare al meglio la campagna elettorale e la crescita da parte della comunità".

Centro Autismo: unico rammarico

Unico rammarico per il prefetto Spena è quello del Centro Autismo.  "Lascio con il rimpianto di non aver assistito all’apertura del centro. Ho tenuto tantissimi incontri e ho cercato di far convergere due posizioni che, per ragioni legittime, hanno poi mantenuto la loro impostazione. Sono convinta che chi assumerà la guida del Comune avrà tra gli obiettivi prioritari questo aspetto, perché è davvero un peccato che per poco non si concretizzi un bisogno che ormai è quasi ventennale e sul quale mi sono impegnata. Sono certa che anche chi verrà dopo di me si impegnerà perché la risposta alle fasce fragili è parte del nostro DNA e deve trovare concreta applicazione. Non bisogna arrendersi, anche se l’obiettivo non è ancora stato realizzato. Ho comunque semplificato alcune situazioni e spero che questo porterà alla soluzione. Quando sarà, ci sarò anch’io”.