Avellino

"È stupendo essere qui per questa serata. Devo dire che non me l'aspettavo. Non volevo venire: devo dire la verità perché ho preferito la 'saracinesca', ma sono qui con il cuore": così Carlo Spina si è espresso a margine dell'evento di presentazione del libro "La Legge del Partenio". Il dirigente atripaldese è stata figura oltremodo preziosa negli anni di Serie A dell'Avellino: "Ho avuto proposte calcistiche che non vi sognate proprio, ma le ho rifiutate tutte perché io sono di Avellino e legato all'Avellino. - ha spiegato Spina - La legge del Partenio? Era anche un fatto curioso. Venne fuori questa definizione perché i tifosi erano veramente vicini alla squadra e nessuno si permetteva di fare una mezza critica, anche quando si perdeva. Tutto ciò era la legge del Partenio. Io seguo l'Avellino, la vedo dalla tv, ma la seguo sempre ed è cambiato tutto. Lunedì? Vince l'Avellino, siamo più forti. Siamo partiti con qualche problema a inizio stagione. Mi piace l'allenatore, vale". 

"Dopo Milano non ne ho voluto più sapere"

"Ramon Diaz? Negli anni che è stato qui è stato sempre a casa mia, abitava nella mia villa. Ci sentiamo ogni quindici giorni, massimo un mese. Anche Emiliano (il figlio di Ramon Diaz, ndr) fa l'allenatore. La retrocessione nel 1988? Noi dovevamo pareggiare a Milano con l'Inter e c'era Pisa-Torino, Bersellini era sicuro dell'impegno del Torino. Il Torino, invece, perse la qualificazione alla Coppa Uefa, vinse il Pisa e noi retrocedemmo. Comunque sono stati dieci anni stupendi e li ho fatto tutti. Poi non ne ho voluto più sapere. Giurai a Milano che in un campo non sarei mai più entrato e così è stato".