Napoli

Le parole del titolo di questo pezzo, erroneamente attribuite a Dante Alighieri, sono in realtà del "Magnifico" Lorenzo de' Medici. Le ho prese in prestito per ricordare a me stesso e a tutti quelli che credono fermamente nell'amore per i colori azzurri che ogni "certezza" nel Napoli e nella società che la gestisce pare essere ormai definitivamente tramontata tra errori tecnici, gestionali e umani.

Una diaspora senza fine sembra essersi innescata tra le fila partenopee, affettiva e morale ancor prima che organizzativa (ammesso che qualcuno ancora lo faccia) e in qualche modo programmatoria. Non c'è giocatore che non sia, a vario titolo e più o meno fondatamente, in discussione e, di conseguenza, dato sul piede di partenza.

È un susseguirsi di voci che gli imbarazzi e le insicurezze di Mauro Meluso - non solo dovuti al suo valore personale - non hanno che amplificato. A dire il vero hanno dato un lauto contributo a questa situazione anche i lunghi silenzi di Aurelio De Laurentiis, sporadicamente inframmezzati da (altre) incontinenti sortite accusatorie - contro questo o quello, più alla cieca che per una utile e calcolata strategia aziendale - o da tardivi proclami di pentimento, peraltro regolarmente sconfessati dalle azioni successive.

Meret un anno ancora e poi via per sempre, ma se capita l'occasione anche prima. Di Lorenzo, il capitano dello scudetto, tanto amato e osannato solo pochi mesi fa quanto denigrato e accusato di ogni errore della squadra oggi. Rrahmani, fulmine di guerra con accanto Kim Min-jae, il ninja dello scudetto, e un brocco o poco più ora con chiunque gli faccia compagnia là al centro della difesa. Della corsia di sinistra, pur rimasta immutata, si sono perse le tracce da tempo.

Il centrocampo, dopo essere stato smembrato, sbilanciato o demotivato, è diventato il vero centro del "commercio" dove - tra chi è già stato venduto, chi ha firmato, fatto le visite mediche per un'altra squadra e scende in campo solo per partite di beneficenza o amatoriali, e chi, pur da sempre "al centro del villaggio", non trova più le ragioni sufficienti per restare o è concupito da squadre blasonate e con progetti non annunciati ma già in essere - si realizzerà il vero e persistente danno al fondamento stesso della squadra. Senza gli uomini appena citati, infatti, nessuno tra chi verrà o tornerà avrà guida, crescita o futuro, e tutto andrà a ramengo. Per l'attacco le certezze poi sono pari a zero, non essendovi più nessuno, fidelizzato o meno, che sembra avere un domani all'ombra del Vesuvio.