Avellino

Una storia di silenzio e solitudine. Chiunque transiti, a piedi o in auto, lungo via Don Giovanni Festa, nel tratto che costeggia l'Ospedale San Giuseppe Moscati ad Avellino, lo ha notato, per ore ed ore seduto, indifeso e innocuo, su un muretto, sempre lo stesso, nei pressi della traversa del Pronto Soccorso. Una routine che va avanti da mesi, almeno 5. Ad accudirlo gli angeli della Caritas di Avellino, sentinelle presenti e operose in città, sempre pronte ad alleviare la disperazione e sofferenza degli ultimi.

Si chiama Suleman l'immigrato 47enne venuto ad Avellino da luglio scorso, e accolto come tanti altri bisognosi nella mensa dei poveri don Antonio Forte. In condizioni fisiche e psicologiche precarie viene assistito solo dai mediatori culturali e volontari della Caritas, che lo hanno fatto anche visitare.

"Per mesi è rimasto a letto, senza muoversi e senza parlare. Crediamo non abbia neanche una istruzione di base e parla in un dialetto incomprensibile di una remota regione del Sudan - racconta Don Vitaliano della Sala-. Siamo da mesi alle prese con il suo caso. Neanche i mediatori culturali riescono a comunicare con lui. Siamo riusciti a farlo visitare dai medici, ma troppo spesso siamo soli nel fronteggiare la disperazione e bisogno di cure e assistenza di tante persone bisognose. La Mensa dei poveri, il dormitorio diventano l'unico presidio di soccorso per gli ultimi di questa città. Ci hanno chiamato tanti cittadini preoccupati per lui, per il suo silenzio e isolamento ma noi stiamo facendo ogni cosa nelle nostre possibilità per sostenerlo.". La storia di Suleman resta un mistero dunque. L'uomo non comunica con nessuno e puntualmente, ogni mattina alle sei, lascia il dormitorio della mensa per raggiungere quella che è  diventata la sua postazione da mesi. Non crea alcun problema ma molti avellinesi si chiedono se abbia bisogno di aiuto. Dalla mensa fanno sapere che a giorni sarà sottoposto anche a nuovo esami medici, ma il problema sostanziale resta il suo assoluto silenzio. Suleman non parla con nessuno e non impara la lingua italiana. "Ci aguriamo di superare ogni difficoltà e di riuscire ad aiutare Suleman, troppo spesso le storie di solitudine ed emarginazione segnano le vite di tanto. Ma, come ho detto più volte, serve una solida collaborazione tra tutte le istituzioni, per aiutare le tante persone bisognose in città", spiega don Vitaliano. I referenti di Caritas e ufficio Migrantes in una nota spiegano il lavoro in atto per Suleman in questi mesi, fatto di interazione con i servizi sociali.