Benevento

AGGIORNAMENTO 31 MAGGIO

Dai domiciliari al carcere: aggravata la misura a carico di Ludovico Lepore (avvocato Fabio Ficedolo), 53 anni, di Benevento, una delle persone chiamate in causa dall'inchiesta del pm Giulio Barbato e dei carabinieri sulle torture di cui sarebbero rimasti vittime tre giovani sanleuciani.

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Confermata dal Riesame, che ha respinto i ricorsi presentati dalle difese di tre dei quattro indagati, l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Antonio Barone, 48 anni, e ai domiciliari per il figlio, Vincenzo Cinque, 25 anni- entrambi assistiti dall'avvocato Antonio Leone - ed Emanuele Ucci (avvocato Luca Russo), 23 anni, tutti di Benevento come Ludovico Lepore (avvocato Mario Villani), 53 anni, anch'egli agli arresti in casa, che non si era invece rivolto al Tribunale della libertà.

Si tratta delle quattro persone chiamate in causa dall'inchiesta del pm Giulio Barbato, presente all'udienza di ieri a Napoli, e dei carabinieri sulle torture di cui sarebbero rimasti vittime tre giovani sanleuciani. La vicenda, rimbalzata all'onore delle cronache lo scorso 9 marzo, quando erano state eseguite le misure restrittive, è ampiamente nota. Racconta, secondo la ricostruzione che ne hanno fatto gli inquirenti, accolta dal gip Vincenzo Landolfi, il trattamento degradante e le botte che avrebbero subito due 20enni, rappresentati dagli avvocati Fabio Russo e Nazzareno Fiorenza e, in misura minore, un 16enne. Condotte racchiuse nelle ipotesi di reato, contestate a vario titolo, di tortura aggravata dalle lesioni, sequestro di persona e rapina.

Tre indagati si erano avvalsi della facoltà di restare in silenzio (anche se uno aveva rilasciato delle dichiarazioni spontanee) durante gli interrogatori di garanzia, il quarto aveva risposto. Scena muta per Ucci e Lepore, mentre Barone aveva affidato ad alcune dichiarazioni la sua estraneità alle accuse. Aveva fatto altrettanto anche Cinque, che, rispondendo, aveva fornito la sua versione. Punto di partenza la lite scoppiata il 15 dicembre in un locale di Pietrelcina, rispetto alla quale Cinque, che in quella occasione aveva perso un orologio del valore di 5mila euro, aveva affermato di essere stato aggredito e colpito, al pari del cugino, da alcune persone, anche con un piede di porco, e di essere stato 'invitato' ad andar via.

Due giorni più tardi, un amico avrebbe consigliato ad un 20enne, che si trovava con un coetaneo ed un sedicenne, di raggiungere, a Benevento, l'abitazione di Barone, per chiarire cosa fosse accaduto. Era sera inoltrata, intorno alle 22.30: i tre sanleuciani si erano messi in macchina e, portandosi dietro un cesto ed un orologio, non quello smarrito da Cinque, come segno di pace, avevano bussato all'appartamento del 48enne, che li aveva fatti entrare, senza chiudere a chiave la porta. Una volta all'interno - aveva proseguito il 25enne – i due 20enni erano stati schiaffeggiati ripetutamente al volto. Cinque, che aveva avuto un alterco, in particolare, con uno dei 20enni, ha aggiunto che il papà era intervenuto, sostenendo che tutto era stato risolto e che potevano tornare a casa. Praticamente illeso, invece, il 16enne.

E ancora: i due 20enni si sarebbero detti disponibili a sborsare una somma di denaro come risarcimento: mentre gli altri erano rimasti in casa, uno di loro, dopo aver tentato di accreditare una somma attraverso l'App del telefono, sarebbe stato accompagnato in macchina da Ucci e Lepore, prima presso uno sportello in città, poi a San Leucio, doveva aveva prelevato 250 euro che aveva consegnato. Lungo il tragitto di ritorno il controllo dei carabinieri e l'avvio di un'attività investigativa che avrebbe consentito di ricostruire quanto due dei tre sanleuciani avrebbero sofferto dalle 23 del 17 dicembre alle 2 del 18 dicembre. Sarebbero stati colpiti ripetutamente – uno di loro con la testa contro la vasca da bagno, minacciati e costretti a “pulire il loro sangue e a muoversi carponi sul pavimento, emettendo i versi di un cane”.

Non è vero, avevano ribadito Barone e Cinque, che avevano invece ammesso di aver fatto uscire uno dei 20enni, che se l'era fatta sotto, sul balcone, per il cattivo odore che emanava.