Benevento

Sarà discusso il 10 maggio dinanzi alla Cassazione il ricorso presentato dalla difesa contro il mancato riconoscimento della totale infermità di mente di Loredana Morelli (avvocati Matteo De Longis e Michele Maselli), 39 anni, di Campolattaro, sordomuta ed affetta da una forma psicopatologica, che il 15 settembre 2019 aveva ucciso Diego, il figlioletto di 4 mesi. Un delitto per il quale la Corte di assise di Benevento, il 2 marzo 2022, l'aveva condannata, riconosciuta la seminfermità mentale, a 14 anni: una pena ridotta a 12 anni in appello, con una sentenza al centro del ricorso alla Suprema Corte.

Come più volte ricordato, il giorno in cui si era verificato il dramma, Loredana si era allontanata con Diego da Quadrelle, il centro irpino nel quale abitava, a bordo di una Opel Corsa.

Ossessionata dai sospetti, voleva raggiungere la sua famiglia a Campolattaro. Per non farsi fermare dai carabinieri, che la cercavano dopo la denuncia del convivente, aveva imboccato la Benevento -Caianello, giungendo all'altezza di Solopaca, dove la Corsa era finita contro la barriera.

Era scesa, aveva preso tra le braccia il figlio, rimasto ferito, come dimostrerebbero le tracce di sangue sul seggiolino e nell'abitacolo, e l'aveva lanciato di sotto, certa che in quel punto scorresse il fiume. Poi, intenzionata a farla finita, aveva fatto altrettanto, restando impigliata tra i rovi, come il bimbo. Lo aveva raggiunto e colpito alla testa con un pezzo di legno, ammazzandolo.

Qualche mese fa la Corte europea dei diritti dell'uomo ha riconosciuto a Morelli un risarcimento nell'ordine di decine di migliaia di euro, per il trattamento subito durante la detenzione in carcere. Attenzione puntata sul mancato trattamento, mentre era in carcere, del problema psichiatrico, sull'impossibilità, dovendo indossare la mascherina, di poter leggere il labiale durante la pandemia, e sulla due volte ritardata scarcerazione dell'imputata, le cui condizioni erano state ritenute incompatibili con la detenzione a Capodimonte. Da due anni ospite di una comunità in provincia di Avellino,  aveva infatti lasciato il carcere il 16 marzo 2021, dove era rimasta per tre mesi “sine titulo”.