Avellino

La malattia renale cronica del diabetico, complicazione pericolosa quando evolve verso un’insufficienza renale, era stata descritta una volta nel diabete del tipo 1 (diabete giovanile) con il termine di “nefropatia diabetica”. Questa designazione potrebbe far pensare, a torto, che la nefropatia nella persona diabetica è unicamente la conseguenza dei disordini glicemici, al primo rango dei quali si situa l’esposizione cronica al glucosio aumentato nel sangue.

Allo stato attuale è stato stabilito che il 40 / 50% dei diabetici di tipo 2 (diabete dell’età adulta) presentano, a gradi diversi, un interessamento renale. Inoltre in alcuni giovani adulti, che sviluppano sempre più spesso un diabete del tipo 2 in ragione della progressione inquietante dell’obesità, l’evoluzione verso la nefropatia è più rapida rispetto ai diabetici del tipo 1 della stessa età.

Pertanto non bisogna meravigliarsi del fatto che la malattia renale cronica nei diabetici del tipo 2 sia diventata una preoccupazione maggiore di salute pubblica, necessitante di una messa in evidenza con apposite ricerche. L’evoluzione clinica della nefropatia silenziosa, fino al deterioramento totale della funzione renale, è legata alla progressione delle lesioni istologiche glomerulari e interstiziali, e ai molteplici fattori implicati, metabolici, emodinamici, pro-infiammatori, senza dimenticare l’insulino-resistenza che si pone all’incrocio di tutti gli altri fattori.

Infatti i soggetti insulino-resistenti sono più esposti alle complicazioni renali. Bisogna naturalmente mettere in atto misure nutrizionale e farmacologiche.

Le misure nutrizionali devono correggere le alterazioni glicemiche e quelle lipidiche, l’eccesso del peso corporeo, l’ipertensione arteriosa, e in maniera più estesa, l’aumento della pressione intra-glomerulare grazie al controllo degli apporti proteici e del sodio. I trattamenti farmacologici non hanno cessato di perfezionarsi e di personalizzarsi nel tempo. Ai primi farmaci che bloccavano il sistema renina-angiotensina-aldosterone (ace-inibitori, sartanici) si sono aggiunte le nuove classi terapeutiche come gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (gliflozine), gli agonisti del recettore del glucagon-like peptide, che inoltre esercitano un effetto di protezione renale congiunta a quella del buon controllo della glicemia. Le strategie recenti, basate sull’impiego degli antagonisti dei recettori dei mineralcorticoidi (finerenone) aprono nuove prospettive con l’ambizione di portare il deterioramento della funzione renale ad un livello prossimo a quello osservato fisiologicamente, con l’età, nel soggetto non diabetico.

L'autore è Medico - Endocrinologo