Avellino

AVELLINO 5 MAR 2024 - «In questi ultimi giorni tiene decisamente banco la vicenda della società Acque del Sud Spa, nata con l’art. 23 comma 2bis e 2quater della legge 74/2023 e che, dal 1 gennaio 2024, ha preso il posto dell’Eipli, Ente Irriguo Puglia, Lucania e Basilicata, su cui pesano anni e anni di pessime gestioni e che definire “ente gruviera”, per gli enormi buchi che ha lasciato, è puro eufemismo. Un “relitto in piena tempesta”, carico di debiti, di polemiche e contenziosi l’Eipli, per fortuna arrivato al capolinea alla fine del 2023.

Intanto, da mesi, non si contano le decisamente inappropriate levate di scudi, con prese di posizione assai fuorvianti, da parte di esponenti politici di sinistra e di altri soggetti ad essa vicini, che non fanno altro che far passare, ai media e all’opinione pubblica, il falso messaggio che l’acqua, intesa come bene comune e diritto universale, avrebbe perso dal 1 gennaio 2024 la sua connotazione di bene giuridico pubblico.

Nulla di più falso! Così come sulla stessa lunghezza d’onda, si sta cercando di convincere la collettività della nostra provincia che, dal momento che il nuovo ente idrico non ha ancora una sua sede irpina (ma di fatto pur nascendo per legge dal 1 gennaio 2024 la nuova società comincia solo adesso ad essere operativa), cosa che è assolutamente realizzabile, esisterebbero a monte gravi mancanze nei confronti del nostro territorio che invece, di fatto, non ci sono.

La liquidazione dell’Eipli è iniziata nel 1979, da allora sono stati nominati commissari liquidatori che non hanno proceduto alla liquidazione dell’Ente che, allo stato, è un atto dovuto e indispensabile, soprattutto per lo stato comatoso in cui i governi precedenti hanno mantenuto sotto commissariamento un ente pieno di debiti, circa 80 milioni,

Questa è stata in sintesi la fallimentare storia di un Ente che ha dimostrato tutti i limiti della politica che lo ha gestito e ne certifica l’incapacità. Oggi a sinistra parlano di ‘oro blu’ da tutelare ma ieri non facevano altro che sperperarlo.

Acque del Sud Spa ha preso, dunque, il posto dell’Eipli che resterà una bad company poiché non lascerà alla nuova società i debiti pregressi. 

Che le intenzioni del Governo siano quelle di dare una nuova vitalità alla gestione delle acque nel Mezzogiorno appare evidente anche dal fatto che i debiti ed i crediti dell’EIPLI restano in capo all’ente in liquidazione. 

Acque del Sud è partita con un capitale sociale di 5 milioni di euro e le azioni sono attribuite al Ministero dell’Economia e delle Finanze che può trasferirle, nel limite del 5 per cento, a soggetti pubblici, e nel limite del 30 per cento a soggetti privati.

Acque del Sud, dallo scorso gennaio, ha iniziato la sua storia con obiettivi ben precisi, partendo da un massiccio investimento di 50 milioni di euro per la «rifunzionalizzazione» degli impianti.

Nel giro di tre anni, in particolare, Acque del Sud conta di riportare alla capacità originaria di un miliardo di metri cubi gli invasi gestiti dall’Eipli che, tra mille problemi e carenze, non è stato, negli anni, in grado di garantire una costante manutenzione delle dighe. 

Non sarà un’impresa facile, considerando che nel Mezzogiorno c’è una perdita del 50 per cento di acqua a causa proprio dell’inadeguatezza degli impianti.

Entro i primi tre mesi del 2024, quindi con i tempi ci siamo, verrà selezionato il socio privato di minoranza soprattutto per sviluppare anche l’attività sull’energia.

E’ necessario spiegare che la Legge istitutiva di Acque del Sud Spa non dice soltanto che è possibile cedere a privati fino al 30% delle azioni. Parla esplicitamente di soci operativi secondo le disposizioni di cui all’art. 17 del Decreto Legge 175/2016.

L’art. 17 del D.L 175/2016 chiaramente esplicita che “nelle società a partecipazione mista pubblico-privata, la quota di partecipazione del soggetto privato non può essere inferiore al trenta per cento e la selezione del medesimo si svolge con procedure di evidenza pubblica a norma dell'articolo 5, comma 9, del decreto legislativo n. 50 del 2016 e ha a oggetto, al contempo, la sottoscrizione o l'acquisto della partecipazione societaria da parte del socio privato e l'affidamento del contratto di appalto o di concessione oggetto esclusivo dell'attività della società mista”.

Il socio dovrà essere scelto con procedura di evidenza pubblica e che, con la sottoscrizione del capitale, il socio dovrà anche avere l’affidamento del contratto di appalto o di concessione oggetto esclusivo dell’attività della società mista. 

In pratica il socio operativo deve essere concessionario della società, non può essere un qualsiasi socio di capitale e, aggiunge la legge che “deve possedere i requisiti di qualificazione previsti da norme legali o regolamentari in relazione alla prestazione per cui la società è stata costituita”.

L’ingresso dei privati si spiega verosimilmente con la volontà di sviluppare le potenzialità energetiche delle fonti idriche.

Ad ogni buon conto il socio privato non avrà il governo di Acqua del Sud Spa. La Legge istitutiva di Acqua del Sud Spa dice chiaramente che “la società è amministrata da un consiglio di amministrazione composto da cinque membri di cui uno con funzioni di presidente. Il presidente e due componenti sono nominati dal Ministero dell'agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, gli altri, tra i quali viene individuato l'amministratore delegato, sono nominati dall'assemblea. Il presidente ha la rappresentanza legale della società e presiede il consiglio di amministrazione. Lo statuto è adottato con decreto del Ministero dell'agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze entro trenta giorni dalla costituzione della società. Nei successivi sessanta giorni sono nominati i componenti del consiglio d'amministrazione”

Ciò significa che la maggioranza del CDA sarà saldamente nelle mani della parte pubblica. Il Ministero nominerà due membri del CDA più il Presidente, altri due saranno nominati dall’assemblea dei soci. 

Non serve essere grandi giuristi per sapere che al massimo i privati deterranno il 30% delle azioni e, quindi, il 30% dei voti. Nelle società di Capitali i soci votano per quota sociale, quindi, anche i restanti due amministratori saranno scelti dalla parte pubblica. 

In pratica il Governo dell’Ente sarà interamente in mano alla parte pubblica. 

Il governo Meloni, ancora una volta, si fa carico dei problemi creati dai precedenti governi di sinistra, li affronta e li risolve».

Così Ines Fruncillo, Presidente Provinciale Avellino Fratelli d’Italia