Pubblico delle grandi occasioni ieri sera in Piazza Giovanni XXIII dove si è tenuto il Gala della sesta edizione del Premio Fabula, rassegna nata 2010 da un’idea di Andrea Volpe, allo scopo di stimolare la creatività di bambini e ragazzi ed accendere i riflettori su chi fa spettacolo e cultura nel nostro territorio. Ad accompagnare il direttore artistico nella conduzione del Gala, sono stati Concita De Luca, Ivano Montano ed Aniello Nigro.
Nella categoria Favole il primo premio è andato a Gianluca Scognamiglio con “La volpe e il topo”. Menzione speciale, nella stessa categoria, per “Una vera amicizia” di Chiara Ganzetti e “Una semplice lezione” di Simona Barra. Nella categoria Affabulatori premiate Maria Rosaria Apicellacon “Il paese del silenzio” e Desirè Terenziano con “Il coraggio di essere se stessi”.
Premiati anche Andrea Siano e Vincenzo Ragone per il giornalismo, Milva Carrozza per la cultura, Sergio Mazza per sport e sociale e Gerardo De Rosa per il sogno. Occhi e cuore del pubblico del Fabula sono stati tutti per Lino Banfi ha raccontato la sua vita e la sua carriera regalando un ideale libro dei sogni irripetibile. Da quando dormiva in stazione per ripararsi dal freddo, all’incontro con il principe De’ Curtis fino all’acclamazione tra i più amati attori italiani.
“Abbiamo scelto di premiare Lino Banfi- ha spiegato il direttore artistico Andrea Volpe- perché ci sembrava una figura positiva per i ragazzi. Ha rappresentato e rappresenta il nonno di tutti. E’ la dimostrazione del fatto che si può partire dal basso e con la tenacia, l’onestà e la determinazione si può conquistare il sogno”.
“I tatuaggi più belli non sono quelli che vi fate sulla pelle. Sono le parole dei nonni che saranno con voi per sempre- ha detto Banfi rivolto ai giovani creativi-. Tutta la mia vita è stato un sogno. Sapevo che un giorno sarei diventato famoso, che avrei firmato autografi e che avrei realizzato il mio sogno. Questo però non mi ha cambiato. Sono e resto una persona umile, attaccato alla mia famiglia, fedele a mia moglie ed innamorato del mio pubblico al quale porto un rispetto smisurato e verso il quale nutro un grande affetto. A quasi ottant’anni- ha concluso- mi sono fatto una promessa: voglio riprendere ad amarmi. Mi guardo invecchiare e non è semplice ma gli occhi delle persone che mi guardano con ammirazione mi spingo a credere che probabilmente devo riprendere a volermi bene. Ricomincio da questa sera e da questo Premio bellissimo che per me ha un grande valore”.
Redazione Sa