Avellino

Veti e accuse ma alla fine il campo largo (diventato campo giusto) galvanizzato dal successo in Sardegna deciderà ormai a chi affidare la candidatura a sindaco di Avellino. Ormai il nome che ha preso quota, battezzato anche dalla segretaria Schlein, è quello di Antonio Gengaro, ex pupillo di di Nunno, che ha ricoperto negli anni l'incarico di vicesindaco e presidente del consiglio comunale. Ormai, tranne clamorosi colpi di scena, sarà lui l'anti Festa che il centrosinistra metterà in campo per le prossime amministrative.

La virata su Gengaro, complice il clima che si è creato a Roma, smorza i veleni che si stavano spargendo in città sulla base dei veti imposti dai Cinque Stelle: "No a chi ha votato la sfiducia a Ciampi", hanno tuonato i rappresentanti del movimento guidato da Giuseppe Conte. Quindi, perdono quota i nomi di Ambrosone e Pizza a vantaggio di Antonio Gengaro, che sul tavolo del campo largo era stato già indicato da Controvento.

La nota di Iacovacci: no a veti

Certo il clima non è dei migliori. Nella confusione delle trattative tra i partiti nelle ultime ore era arrivata la nota del capogruppo Pd Ettore Iacovacci.

"Il presupposto sul quale è stato possibile costruire il percorso che ha condotto all’unità del centrosinistra nella città di Avellino dopo vent’anni, alla definizione di una piattaforma programmatica condivisa per il governo della città, è da ricercare nella determinazione di tutte le forze coinvolte a voltare pagina, ad archiviare rancori e divisioni per ritrovarsi sull’urgenza di restituire agli avellinesi un’alternativa credibile per liberare il capoluogo dal comitato d’affari che occupa da cinque anni Piazza del Popolo", scrive Iacovacci che aggiunge: "Se tanto ci dà tanto non si comprendono i veti avanzati nelle ultime ore rispetto ai consiglieri comunali del Pd, tra cui il segretario provinciale Pizza, che in una fase politica ormai lontanissima decisero di sfiduciare l’allora sindaco Vincenzo Ciampi, oggi consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle. Se accettassimo questa logica ognuna delle forze e dei riferimenti presenti al tavolo potrebbe ricercare nel passato ragioni per porre veti e condizioni, se accettassimo questa logica rinnegheremmo tutto il percorso sinora compiuto, il senso dell’impegno profuso nel corso degli ultimi 15 mesi, il valore della proposta elaborata. Vorrebbe tradire le ragioni del cambiamento, vorrebbe dire tradire gli avellinesi. Nelle vesti di capogruppo del Partito democratico in assise comunale dico che in questa fase di oggettiva difficoltà, nella quale siamo tutti impegnati a ricercare il migliore candidato possibile per la fascia tricolore, non ci possono essere spazi per veti pretestuosi".

"Dico – aggiunge Iacovacci - che il dovere di tutti, in primo luogo di chi riveste ruoli istituzionali di primo piano, è quello di accompagnare la soluzione migliore per la città, di lavorare per rafforzare l’unità e la coesione della coalizione, nella consapevolezza che il nemico sta dall’altra parte, che l’obiettivo di tutti è la liberazione di Palazzo di Città. E dico che il Pd ha il dovere politico di porre sul tavolo la soluzione, ricercando la condivisione di tutti, ma ha anche il dovere di non prestare il fianco a giochetti, di rivendicare fino in fondo il proprio ruolo e la propria funzione".