Napoli

Quelli di Walter Mazzarri, nello scorcio (non esattamente breve) di tempo in cui, tra campionato e Champions League, ha "governato" (si fa per dire) il Napoli, più che errori sono stati orrori. Mi limiterò a elencare qui solo quelli fatti nella partita di sabato contro il Genoa al Maradona.

Cominciamo dalla difesa. Che la disponga a 3 o a 4, non l'azzecca comunque mai. Ritornato a 4, il mister ha messo al centrosinistra Østigård - quello che "l'infallibile Spalletti" considerava il miglior colpitore di testa del globo terrestre - il quale su due banali cross dalla sinistra ha preso due identiche incornate di Retegui salvate entrambe da Meret. Poi a causa della solita ridicola ammonizione dell'ennesimo cattivo arbitro arrivato a Fuorigrotta, Walterone lo ha tirato via per inserire un inguardabile Natan (quello di piede sinistro), che dopo pochi secondi dal suo ingresso ha pensato bene di favorire il gol del Genoa con un intervento più goffo di uno a caso del ragionier Fantozzi. Ma è sull'out sinistro che il tecnico di San Vincenzo si è superato. Con due terzini di piede sinistro del valore di Mario Rui, e Olivera, lui ha schierato Mazzocchi, uno preso per far riposare di tanto in tanto Di Lorenzo, e per di più di piede destro.

Risultato è che, nell'ora in cui è stato in campo, il Napoli ha perso regolarmente un tempo di gioco e Kvaratskhelia si è dovuto sobbarcare tutto il lavoro offensivo da quel lato. L'ingresso (tardivo) dell'uruguaiano ha almeno dato slancio agli azzurri sulla corsia mancina e anche favorito il gol del pareggio.

Passiamo ora al grande centrocampo, ormai solo croce e niente affatto delizia della squadra partenopea di questi tempi, soprattutto dopo i disastri intervenuti nel calciomercato invernale. Mazzarri, messo in castigo Zielinski, si è affidato a un Traorè, che io ricordavo ala funambolica e sgusciante e mi sono ritrovato prima mezzala sinistra e poi trequartista, più grosso (o forse dovrei dire grasso) e statico di Ndombelé. Di lui nei 65 minuti di impalpabile presenza in campo si annoverano solo un buon passaggio lungo e un tiro alle stelle. Il resto sono state tutte placide passeggiate primaverili. E questo con Cajuste e Dendoncker in panchina (sorvolo per carità cristiana su Demme pagato e fuori squadra). Quando poi è entrato Lindstrom, secondo voi il tecnico azzurro dove lo ha messo? Dietro la punta, ovviamente, pur non avendo per quella posizione né il tiro, né il passo, né la visione di gioco. Ma non aveva detto che è un'ala, sinistra per la precisione, e il presidente annuiva?