Mazzarri o non Mazzarri, Garcia o non Garcia nel disastro totale di una stagione che ormai ha travalicato i confini dell'horror per stazionare in quelli dell'offensivo della morale bisogna togliere ogni possibile appiglio per i protagonisti.
Persino De Laurentiis che dell'incredibile opera di devastazione di tutto quel che si era guadagnato con la stagione Scudetto è il principale responsabile, tra azioni e parole, non può poi diventare un alibi per chi va in campo.
Se un'orchestra fa schifo ci stanno le colpe di un direttore incapace a coordinarla, dell'impresario che ha sbagliato a scegliere quel direttore o quel musicista: ma un bravo musicista resta comunque un bravo musicista pure in un'orchestra che non funziona...altrimenti è complice.
Si vedono, nel Napoli, cose inaudite e incomprensibili al netto degli schemi che non vanno, del difensore centrale che non arriva, dei rinnovi di contratto mancati o dei profluvi di parole a vanvera di conferenze stampa senza senso (lo Scudetto è arrivato dopo un'estate e un avvio di stagione di silenzio. E' casuale? Non lo è!).
Rrahmani si fa sistematicamente saltare in testa o anticipare da chicchessia: da Lookman, che è la metà del kosovaro, a Retegui, a Giroud e via con un elenco lunghissimo...è la preparazione fisica? E' fuori condizione? E' una questione mentale?
Di Lorenzo è l'ombra del difensore visto nelle passate stagioni: errori grossolani, complicità nei gol degli avversari, scarsissima verve. E' fuori condizione anche lui? In più da capitano avrebbe il dovere di strigliare chi si impegna poco...e checché se ne dica, ci sono compagni di Di Lorenzo che si impegnano poco.
Anguissa idem: era una furia per impeto e una perla per intelligenza tattica...sembra Bakayoko, oggi. E' fuori condizione? La Coppa d'Africa lo ha fiaccato?
Idem Lobotka, pure Politano si è spento dopo essere stato nettamente il migliore della prima parte di stagione, Raspadori è fuori dai radar, Zielinski ha fatto altre scelte.
Insomma preparazione sbagliata? Certamente. Schemi di gioco non consoni? Sicuro. Tristezza per la perdita di un capobranco e parafulmine come Spalletti? Ovvio. Irritazione e scoramento per scelte societarie ritenute dannose? Pure. Ma in campo ci vanno loro, i calciatori. La faccia su figuracce, papere e prestazioni indecorose è la loro.
Perché a prescindere che in panchina sieda Klopp o il prete dell'oratorio e dalla simpatia del presidente sono quelli che hanno battuto il Liverpool 4 a 1 e che hanno vinto lo Scudetto con 16 punti sulla seconda: sono, insomma, un po' più forti di quelli di oggi incapaci di fare un gol in 8 partite in trasferta e fare una fatica immane pure con squadre modeste.
Quindi, con le attenuanti del caso, ma pure con un sacco di altri fattori che rendono ridicoli musi lunghi e indolenze, facciano semplicemente ciò che la grazia del Signore li ha messi in condizione di fare: giocare a pallone, profumatamente pagati, in una delle città più belle del mondo e con lo Scudetto sul petto.