Altro che “fino alla fine”. Stavolta anche il più inguaribile degli ottimisti, dopo i primi 45’ di Inter-Salernitana, avrebbe desiderato lo “sconto” di un tempo pur di non vivere quello strazio. Perché stasera alla scala del calcio è andata in scena una delle pagine più vergognose della stagione e, probabilmente, anche dell’ultra centenaria storia granata.
Sulla carta e in classifica il divario era noto già in partenza. Ma la prima Salernitana della gestione Liverani ha palesato una manifesta inferiorità che ha imbarazzato un’intera città, mortificata dall’ennesima prova senza anima, orgoglio e dignità.
Impietose le statistiche dei primi 45’ di gioco: tre gol, 16 tiri di cui 7 in porta, un palo, una traversa, 78% di possesso palla, 16 cross e 9 calci d’angolo. E la Salernitana? Zero tiri, zero cross, zero fuorigioco, zero ammonizioni. Zero assoluto.
Uno scenario devastante, ancor di più perché arrivato a pochi giorni dal cambio in panchina che, nelle intenzioni generali, avrebbe dovuto dare una scossa all’ambiente. Un obiettivo miseramente fallito. Liverani è apparso confuso, disarmato, a tratti quasi impotente di fronte ad uno spettacolo indecente che dovrebbe far riflettere tutti, a cominciare dalla proprietà.
Il tecnico aveva chiesto ai suoi “fame ed orgoglio”. In cambio ha ricevuto (in)sufficienza che a tratti è sembrata quasi indolenza. A lui, tuttavia, potrà pur esser concesso l’alibi dell’esordio in emergenza, in un testa-coda da far tremare i polsi e preparato in soli cinque giorni. Ma a indignare Salerno ed i salernitani è stato il modo in cui è arrivata la disfatta. Una resa apparsa evidente sin dai primi secondi di partita e che, con il passare dei minuti, ha lasciato inermi i 1700 cuori granata presenti al “Meazza”, gli unici che hanno lottato “fino alla fine” e che, più che la serie A, avrebbero voluto vedere in campo una squadra capace di salvare almeno la dignità.