Benevento

Qualche sera fa. Esco a cena con alcuni amici, non lo facevo da tempo immemorabile. Ammetto di sentirmi un tantino a disagio: un po' in colpa per non essere con la mia famiglia. Esprimo la sensazione che provo, mi dicono che probabilmente esagero. Forse.

Raggiungiamo un locale in provincia nel quale non ho mai messo piede. Ambiente accogliente, tanta cordialità. Il titolare, che conosce uno del gruppo, mi punta gli occhi addosso. Questo è grande e grosso, mormora tra sé e sé: senz'altro mangia, eccome, vediamo se regge fino in fondo. Giusto il tempo di sederci ed ecco in lontananza una voce amica, quella di un appartenente alle forze dell'ordine che non vedevo da un pezzo. Ci salutiamo calorosamente, ricordiamo qualche episodio simpatico, almeno per noi, del passato: succede quando gli anni avanzano.

Tutti a tavola, è il proprietario del ristorante a dettare il ritmo, e non è sincopato. Si viaggia a suon di rock & roll a tutto spiano, i vassoi si susseguono uno dietro l'altro. Pieni di leccornie, roba da leccarsi barba e baffi per la bontà. Si ride, si scherza, mentre l'orologio corre: tra salumi, formaggi, sott'olio, verdure saltate e arricchite dal peperoncino, parmigiana, peperoni, patate e carne di maiale. Credevo di essere il più vorace, mi sbagliavo: c'è chi è lo è più di me.

E' al mio fianco: mentre affondo la forchetta, mi accorgo che lui è scattato dai blocchi di partenza senza attendere lo start. Addenta ferocemente tutto ciò che gli capita a tiro e lo ingurgita come se non ci fosse un domani, nel piatto ha piazzato una montagna di cibo che consuma in un battibaleno. Ha anche completamente impregnato di olio (buonissimo) una pila di fette di pane.

Il clima è quello che si respira di solito in uno spogliatoio (non una camerata: mai), vola anche qualche battuta di quelle grevi, ma ci sta. Serve a stemperare la tensione accumulata, altro che massaggi per rilassare i muscoli del collo e sentirsi più leggeri: non è il nostro caso. C'è una tv accesa, ma nessuno l'ascolta, impegnato com'è a a districarsi tra un bicchiere di vino ed una ricotta spalmata. Mette tristezza quella porzione rimasta da sola, in attesa che qualcuno la apprezzi. Eccolo che spunta, figurarsi.

Siamo alla fine: che fai, non gradisci un grappino, un caffè o uno dei liquori? Certo che sì. Paghiamo il conto, fuori fa freddo. E' il momento dei saluti, risaliamo in macchina, si torna a casa. Mi raccomando, di fronte ad una domanda sull'abbuffata, negare con tutto il fiato a disposizione. Mi vengono in mente le parole spese in precedenza dal commensale che avevo sulla destra: se mia moglie mi chiede come è andata, e se ho mangiato tanto, rispondo che ho gustato solo un pezzo di pollo arrosto e dell'insalata.

Nessuno aveva avuto il coraggio di replicare che lei non gli avrebbe creduto neanche per un istante. Le donne sono più intelligenti di noi, a loro basta uno sguardo. E allora, meglio andare a dormire. Alla prossima.