Benevento

Revocati dal gip Gelsomina Palmieri gli arresti domiciliari per le tre persone che c'erano finite lo scorso 23 gennaio in una inchiesta della guardia di finanza e della Procura europea di Napoli centrata sulla presunta indebita percezione di un contributo pubblico del ministero dello Sviluppo economico – 700mila euro l'importo complessivo, 315mila quelli incassati - per la costruzione di un impianto per la produzione di pellet.

Tornano in libertà, dunque, così come avevano chiesto gli avvocati Angelo Leone e Grazia Luongo, i fratelli Pietro, 45 anni, e Mariano Sabatino, 43 anni, di Montesarchio, legale rappresentante e gerente di fatto della Mobility service srl , e Corrado Paitoni, 58 anni, originario di Brescia.

La decisione del Gip è arrivata dopo gli interrogatori di garanzia e alla luce di una circostanza fondamentale emersa peraltro, prima ancora che dalle parole dei Sabatino, dalla perquisizione delle fiamme gialle durate l'esecuzione dell'ordinanza: il rinvenimento nel capannone di Montesarchio dei macchinari che gli inquirenti ritenevano inesistenti perchè non li avevano trovati, durante una ispezione in incognito, nella sede di Benevento.

Un dato sul quale la difesa aveva insistito, esibendo le foto e la relazione di Invitalia relativi ad un sopralluogo del 15 giugno del 2023, quando i fratelli Sabatino erano comparsi dinanzi al giudice che ne aveva ordinato l'arresto sulla scorta degli atti prodotti dall'accusa.

Entrambi avevano risposto, a differenza di Paitoni che, interrogato per rogatoria a Brescia, si era avvalso della facoltà di non farlo, affidando ad alcune dichiarazioni spontanee la sua estraneità all'ipotesi che la società, con sede nella Repubblica ceca, di cui è rappresentante, avesse emesso fatture false in favore della Mobility service srl per operazioni inesistenti.