Iniziata male, finita peggio. Non dal punto di vista tecnico: lì si può ancora recuperare andando avanti in Champions e magari raggiungendola sul campo anche se è difficilissimo, ma dal punto di vista comunicativo la stagione del Napoli è iniziata male e finita peggio.
Iniziata e finita in termini “preparatori” con le scelte di mercato, dell'organigramma societario e le strategie che sia a giugno che a gennaio si sono rivelate un pastrocchio senza fine.
Il casting di Giugno per l'allenatore, cominciato con la regola del “mantenere il 4-3-3 spettacolare marchio di fabbrica del Napoli” e con l'obiettivo della finale di Champions dichiarato da Adl culiminato con la scelta di Garcia...sempre a detta di Adl da mandar via dopo la prima conferenza.
E il mercato con la falla Kim che avrebbe dovuto essere tappata da Natan evidentemente non pronto, con l'avanzamento di Juan Jesus, validissimo calciatore e ragazzo assai per bene ma di fatto riserva di Kim a titolare e la bocciatura di Ostigaard...più la sostituzione di Lozano con Lindstrom. Nel mezzo il caos rinnovi: da quello di Osimhen a quello di Kvara, con Zielinski separato in casa ed Elmas scontento assai.
Il risultato è stato quello che ha portato De Laurentiis a chiedere scusa ai napoletani, rimandando i correttivi al mercato.
Correttivi che avrebbero dovuto sostanziarsi in un centrale “alla Kim” per tornare al 4-3-3 altissimo e cortissimo che Mazzarri, erede di Garcia, ha giurato e spergiurato di aver studiato a memoria: uno alla Dragusin, che costa tanto però e allora magari alla Theate o alla Perez. Intanto però si prende Mazzocchi, e ci sta perché Zanoli è forte ma troppo giovane, Traorè che non gioca da sei mesi ed è un vice Kvara (sebbene in quella posizione ci possa giocare Lindstrom, Raspadori, all'occorrenza persino Gaetano) e poi Ngongè che può fare tutti i ruoli dell'attacco e anche la mezzala alla Zielinski (ruoli che pure scoperti non sono) e Dendonker in prestito mentre torna Anguissa dall'Africa e si riscopre anche Demme...e Perez ciliegina sulla torta per tornare al 4-3-3. Anzi no... in un Lazio – Napoli più appassionante di un torneo di uncinetto, dopo un anno e mezzo in azzurro e tre allenatori si scopre che Ostigaard è un difensore coi fiocchi (e lo è) e che non serve il centrale che fino al giorno prima era l'esigenza principale.
Il 4-3-3 da restaurare? Manco per niente: 3-5-1 o 3-4-2-1 o 3 qualcosa qualcosa, l'importante è che c'è la difesa a tre.
Tecnicamente c'è poco da discutere: chi scrive, appunto, scrive, chi sceglie invece guida una squadra di calcio...e magari con Traorè, Dendonker, Ngonge e Mazzocchi si va avanti in Champions e si risale il campionato.
Magari la difesa a tre si rivela utilissima: d'altronde nessuno ha mai detto sia il male...persino Guardiola al City non l'ha disdegnata.
Il punto è il pasticcio di una stagione in cui si dice tutto e si fa esattamente il contrario di tutto, punti fermi che crollano in venti minuti e punti crollati che ritornano in auge di colpo...
L'idea, laddove si era vinto uno scudetto con il coraggio della programmazione, è invece oggi quella della confusione totale...pagherà? Forse sì, come non prendere gol in Lazio – Napoli...ma pure la gradevolezza è la stessa della gara in oggetto.