Napoli

Dal centro alla periferia, dai vicoli dei quartieri storici all’hinterland, le baby-gang napoletane si sono scatenate in occasione del cippo di Sant’Antonio.

Nel quartiere Arenaccia alcuni “ritardatari” hanno sradicato un arbusto dal marciapiede per procurarsi in fretta la legna da ardere.

A Torre Annunziata adulti e ragazzini si sono uniti per fare un enorme falò inneggiante all’odio contro la Polizia. A La Torretta, invece, sono stati dati alle fiamme alcuni bancali di legno per un falò con dedica.

E non hanno agito certo di nascosto, anzi, molti gruppi hanno rivendicato la loro impresa attraverso i social con i quali hanno anche lanciato il guanto di sfida ai gruppi di altri quartieri. Insomma, una sorta di “guerra criminale” in salsa adolescenziale travestita da gioco e folklore.

Al deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che da anni porta avanti una campagna mediatica contro il fenomeno del cippo, sono arrivate la scorsa notte decine di segnalazioni da tutto il territorio napoletano. Dalla Sanità a Cercola.

“Non solo hanno messo a ferro e fuoco le strade ma hanno anche avuto l’ardire di rivendicare il loro gesto sui social network.

Un vero guanto di sfida lanciato alle Istituzioni. Perché il cippo è diventato proprio questo, non più una tradizione della cultura nostrana ma un’opposizione alla legalità in pieno stile criminale. Sono proprio i clan a fomentare e a gioire per queste sfide a suon di fuocarazzi e furti, così addestrano e si procurano giovani leve da inserire nelle loro schiere.

E’ un sistema che va abbattuto. Non bastano i sequestri, occorre che si intervenga duramente anche a livello penale anche sulle famiglie di questi ragazzi per toglierli da un pericolosissimo sistema che li porterà ad una vita ricca di disvalori e che conduce al carcere o a qualcosa di peggio. Senza poi contare che tutti questi falò creano gravissimi e pericolosissimi disagi al territorio e alla popolazione. Se questi adolescenti agiscono in tal modo è anche perché nei loro quartieri non hanno alternative e qui entra in gioco la colpevole assenza dello Stato che deve portare in questi territori notevoli concreti miglioramenti di vita.”- queste le parole di Borrelli.