Benevento

Il pm della Dda Giorgia De Ponte, ritenute equivalenti le attenuanti generiche e le aggravanti contestate, tra le quali quella del metodo camorristico, aveva proposto la condanna di entrambi a 7 anni e 6 mesi, mentre l'avvocato Mario Cecere, dopo aver insistito per l'esclusione dell'aggravante mafiosa, aveva concluso per l'assoluzione dei suoi assistiti per non aver commesso il fatto e, in subordine, per il minimo della pena.

Pochi minuti fa la sentenza del Tribunale, che, esclusa l'aggravante camorristica, ha condannato a 8 anni e 6 mesi ( e a 1 anno di libertà vigilata quando la pena sarà stata scontata) Silvio Iadanza, 34 anni, e Vincenzo Marcello Iadanza, 31 anni, i fratelli di Montesarchio che erano stati arrestati il 12 luglio del 2022 in una inchiesta della Dda di Napoli e dei carabinieri della Compagnia caudina. Per loro le accuse, con l'aggravante. del metodo camorristico, di estorsione, anche tentata, danneggiamento, minaccia e tentata rapina.

In particolare, la condanna è scattata per una estorsione ad un bar, una tentata rapina, due danneggiamenti e una minaccia. L'assoluzione, per non aver commesso il fatto, è stata invece stabilita per i restantit capi di imputazione, tra i quali un'altra estorsione.

Si tratta di accuse che erano state prospettate per alcuni episodi accaduti a Montesarchio, a partire da quello del 7 marzo del 2021, quando, secondo gli inquirenti, sarebbero entrati in un bar e, sostenendo di essere coloro che comandavano nella zona, avrebbero 'invitato' i proprietari ad offrire loro da bere, altrimenti li avrebbero picchiati ed avrebbero distrutto il locale. Dopo aver consumato due amari ed altrettanti succhi di frutta, avrebbero insistito nella loro richiesta ed avrebbero distrutto alcuni tavolini ed alcune sedie.

L'altra vicenda si sarebbe verificata, sempre nello stesso giorno e a Montesarchio, in una pizzeria, con i titolari costretti ad offrire due pizze come segno di riconoscimento per la protezione che avrebbero assicurato loro in occasione di un tentativo di incendio dell'attività.

Due capitoli, che sarebbero stati scritti ancora il 7 marzo, riguardano una minaccia di cui sarebbe stata destinataria una coppia che si stava muovendo in auto, ed una tentata rapina della quale sarebbe rimasta vittima il conducente di un'Alfa Mito. Sarebbe stato bloccato mentre transitava lungo via Napoli. “Fermati, questa macchina ci piace”, gli avrebbero urlato, estraendo un coltello e intimandogli di scendere. Un assalto non riuscito per la reazione del malcapitato.

Infine, un altro addebito di minaccia, stavolta indirizzata a due condomini, anche con il lancio di una pietra che aveva infranto un vetro del balcone della loro abitazione. Era il 28 febbraio del 2021.

Nello scorso dicembre, rispondendo alle domande nel corso dell'esame al quale si erano sottoposti in aula, i fratelli Iadanza avevano ammesso di aver litigato con il titolare di un bar e di aver danneggiato alcune auto in transito: comportamenti che aevvano provato a spiegare con le precarie condizioni in cui si trovavano al momento dei fatti, determinate dall'assunzione di alcol e droga.