Forino

«La Chiesa è pronta a fare la sua parte per mettere mano al progetto di ristrutturazione dello storico santuario di San Nicola, ma abbiamo le mani legate fino a quando la strada provinciale per l'antico borgo non sarà ripristinata. Ed è veramente incredibile che a mesi dalla frana nessuno si sia preoccupato di intervenire. La Provincia dovrebbe darsi una svegliata generale e usare per la comunità i fondi, le competenze e le capacità tecniche diu cui dispone».

Jean Claude Ndayishimiye è il parroco di Celzi di Forino e non le manda a dire. Il suo è uno sfogo spontaneo, meditato dopo mesi di inutile attesa che sulla Provinciale a Castello spuntasse qualche cartello di lavori in corso. La frana è datata. Gli operai hanno rimosso qualche pietra, transennato la corsia, e poi hanno salutato. La solita tecnica utilizzata da palazzo Caracciolo quando il problema è costoso ma interessa una piccola comunità, una periferia. Il presidente Buonopane è molto impegnato a capire se il Pd lo invita agli incontri politici, piuttosto che vigilare sulle difficoltà dei territori. Del resto, il mostro partorito dalla riforma ha totalmente svincolato queste figure dal contatto con la realtà.

Imbarazzante.

Nel frattempo, il parroco di Celzi di Forino ricorda come la provinciale interrotta limiti l'accesso al luogo di culto più antico di Forino, baricentro di un borgo medievale ancora oggi abitato da qualche famiglia.

«Parliamo di un gioiello storico che potrebbe rivivere e portare nuova economia a beneficio di una comunità che non è di serie b: chiede solo attenzione e un po' di fondi», si rammarica don Jean Claude Ndayishimiye.

Magari Buonopane per un giorno trascurerà le lotte interne al Pd e al botta e risposta con il segretario dem Pizza sostituirà un salutare dialogo con l'ufficio tecnico, i cui vertici sono a dieci scalini, un piano più su dal suo comodo studio a palazzo Caracciolo: gradini a salire verso una politica che non tiene nota di burattini e pinocchi.