Dopo l'esonero di Andreoletti è cominciato l'Auteri bis. Il tecnico giallorosso ha firmato un contratto di sei mesi, dando subito il via agli allenamenti con la squadra. Nella conferenza stampa di presentazione ha esordito Marcello Carli:
"Faccio solo da apripista. Non stiamo vivendo un momento bello, mi auguro che ci dia una grande mano. Gli diamo tutto il nostro supporto, per noi è un nuovo inizio. Lo ringrazio e gli faccio un grande in bocca al lupo".
Parola ad Auteri. Come è stato l'impatto con la squadra?
"Abbiamo fatto cinque allenamenti consecutivi. L'impatto è positivo perché c'è disponibilità. Ho detti ai ragazzi che può capitare, facciamo un mestiere che va così. Si comincia un percorso nuovo, bisogna fare qualche piccolo esame di coscienza su ciò che non è stato fino a questo momento. Questo gruppo ha qualità, però non le ha espresse e non sempre è colpa dell'allenatore. Il primo invito è stato quello di fare un grande esame interno. Toccherà a me guidarli".
Che idea si è fatto del Benevento?
"Ho visto tante partite di Serie C, tra cui quelle del Benevento. Qualche problema c'è, il gruppo ha qualità perché è forte per i parametri della categoria. Se questo si è visto poco, allora dobbiamo ricercare i motivi. Serve a poco parlare del passato, adesso bisogna fare un percorso nuovo. Cercheremo di valorizzare le risorse di questo gruppo che sono importanti. Dobbiamo cominciare a giocare da squadra, alzare i ritmi ed essere un blocco unico, oltre ad avere grande senso di appartenenza. Bisogna avere la coscienza pulita. Il nostro primo obiettivo è quello del 6 gennaio, avendo un impatto diverso. Di volta in volta ci porremo altri obiettivi, ma quelli quotidiani sono quelli di avere una identità di squadra".
Potrebbe recuperare qualche elemento?
"Francamente capisco poco i calciatori che con un contratto vogliano andare via. Quando si prendono degli impegni, capisco poco questo non appartenere a un gruppo. Sono aperto, voglio soltanto vedere le dimostrazioni in campo. Se uno la vive la maglia e la professione che fa, allora è in grado di dare il massimo. Gli spazi ci saranno per tutti. Chi dimostrerà attaccamento, senso di appartenenza e voglia, allora avrà i giusti meriti. Il campo è il giudice unico, le chiacchiere se le porta via il vento. Il mio dovere è quello di dare una identità forte, abbiamo appena cominciato e le cose da fare sono tantissime. Non mi piace mettere in campo una squadra che non abbia chiare tutte le situazioni. Non vivo di preconcetti, ma di ciò che vedo".
Si aspettava una chiamata di Vigorito?
"Speravo in una chiamata di Vigorito. Questo è un posto a cui sono affettivamente legato. Dopo quella stagione mi era rimasto un piccolo nodo in gola. Di Vigorito ho grande rispetto. Il fatto di potergli essere utile mi ha fatto emozionare. Mi sono catapultato, la porta era già aperta: non avevo bisogno di riflettere. Torno da vincente? Ogni tanto si può fare di andare via dopo una vittoria, come fatto da Spalletti. Non ho paura, ciò che appartiene al passato resta ed è finito. Si resetta tutto, amo pensare all'immediato presente e al futuro. Mi concentro sul lavoro, sul dare una identità forte a questa squadra".
Che contributo potranno dare Marotta e Ciciretti?
"Marotta bene. Ciciretti non ha giocato quasi mai negli ultimi anni, le chance le avranno tutti ma voglio le verifiche dentro e fuori dal campo".
Quale obiettivo si è fissato?
"Mi riterrò soddisfatto se faremo partite giocando da squadra vera, sotto tutti i punti di vista. Se vivremo il nostro lavoro con grande senso di appartenenza e con rispetto verso la maglia, di conseguenza arriveranno anche i punti. Cerchiamo di migliorarci tutti insieme. Se c'è stata qualche carenza, facciamo in modo di svoltare, poi sarà tutta una conseguenza".
Che campionato è questo?
"Questo campionato è il solito, con squadre forti e organizzate. L'aspetto agonistico e la capacità di sapersi difendere e proporre è determinante".
Ha fatto delle richieste in chiave mercato?
"A me non piace parlare di mercato. C'è la società per questo. A me tocca stabilire dei criteri. Le cose bisogna viverle, questa è una parte fondamentale. Bisogna avere la capacità di entrare nella pelle dei calciatori, ma loro devono essere permeabili".
Vuole aggiungere qualcosa sull'addio del 2016?
"Non sarei mai voluto andare via. I fatti di quel momento mi ci hanno portato".
Ha avuto la percezione ?
"Tanti calciatori sono esperti, ma anche quelli più giovani ti pesano. Loro capiscono chi hanno di fronte. Entrare nella loro intimità, quindi metterli in condizione di dare il massimo, è determinante. È la prima volta che subentro, ma l'esperienza è importante. Il tempo non c'è. Abbiamo cominciato un percorso insieme che dovrà avere un crescendo continuo da tutti i punti di vista. I risultati sono la logica conseguenza dell'atteggiamento o di come ti proponi in allenamento".
Questa squadra può ripercorrere quanto fatto da quella del 2016?
"Nel girone d'andata c'erano delle dispersioni. Nel momento in cui sono terminate, quello è stato un gruppo importante. Si è mentalizzato su un certo aspetto. L'obiettivo è essere all'unisono, senza avere la voglia di soddisfare i bisogni individuali. Le caratteristiche si esaltano all'interno dei concetti di squadra".
Che impressione le ha dato il Benevento dal punto di vista atletico?
"Non è facile in quattro giorni dirlo. Sicuramente è ben allenato, poi è chiaro che ci sono dei calciatori più indietro dal punto di vista fisico. Le squadre sono tutte allenate in questo momento, più o meno c'è uniformità. Le partite ti portano ad avere una condizione ottimale nel concetto generale. L'aspetto fisico conta da marzo in poi. Questo non è il nostro problema. Il modulo? Possiamo fare tante cose. Il nostro obiettivo è quello del 6 gennaio. Karic e Talia sono squalificati. Se fate il conto, le scelte sono contate. Il mio dovere è quello di valorizzare le risorse di questo gruppo. Sono duttile ed elastico, ma si parte da alcuni concetti che sono quelli che vi ho descritto. Da quello dipende tutto il resto. Un filo conduttore bisogna averlo, poi potranno cambiare i numeri ma l'identità dovrà essere sempre forte. Il calcio non è statico, ma è movimento perpetuo e continuo".
Simonetti può risultare utile sia da esterno di centrocampo che nel tridente offensivo?
"Credo che le sue qualità migliori siano quelle prettamente offensive. È in grado di fare anche altre cose, però preferisoc mettere calciatori in campo nelle loro caratteristiche migliori".
Secondo lei perché il reparto offensivo sta venendo meno?
"Davanti ci sono calciatori importanti. Il mio compito è quello di legare le parti, di dare una identità forte a questa squadra. Dovremo migliorare tutti questa partecipazione al gioco offensivo. Ferrante ha qualità importanti, non è facile trovare gente potenzialmente migliore di quelli che ci sono qui. Lavoriamo tutti insieme. Il gol manca? Cominciamo a non pensarci, creiamo delle opportunità per fare gol. I giovani? Sono sempre stato aperto ai giovani. Ciò che conta è il campo. I giovani li devi dosare, senza dargli troppe responsabilità".
È d'accordo sui quattro capitani?
"Mi auguro che in una squadra ce ne fossero venti di capitani. Vuol dire che dal punto di vista del lavoro c'è un'attenzione importante".
Negli ultimi anni sta mancando il senso di appartenenza.
"Senza l'appartenenza non si va da nessuna parte. Il calcio è cambiato in peggio, si pensa a soddisfare i propri bisogni senza avere rispetto delle città e della proprietà. Avendo il Benevento fatto categorie importanti, diciamo che si tratta di un fatto fisiologico. Facciamo la C, guai se ci mancasse questa consapevolezza e questo non avere rispetto verso ogni aspetto che riguarda la squadra di calcio. Rappresentiamo un ambiente calcistico, quindi dobbiamo avere grande rispetto. Io darò l'esempio".
Il suo ritorno crea un credito maggiore?
"Ho il dovere di dare degli input a questo gruppo. Non so se ho più credito, non ci penso. Conta il campo. I calciatori ti pesano e sono consapevoli della valenza. Questo credito non me lo sento, ma lo devo dimostrare quotidianamente. Il campo conta, il resto sono chiacchiere".