Giambattista Assanti, resistente e appassionato. E' il titolo dell'interessante pubblicazione del sociologo arianese Claudio Bruno, contenente una serie di testimonianze inedite dedicate al grande regista e sceneggiatore di Mirabella Eclano. Oltre 100 pagine da sfogliare, decine di foto bianco e nero, i ricordi di Ugo Morelli, Valerio Caprara, Paolo Saggese, Valdo Spini, Franco Cassano, Paolo Speranza, Palmira Lapio.
"Questa pubblicazione vuole ricordare un caro compagno di tante lotte politiche e culturali. Giambattista Assanti - scrive l'autore Claudio Bruno - era definito dagli amici "resistenze e appassionato", ha saputo coltivare progetti e sogni. Dalla sua Irpinia, precisamente da Mirabella Eclano, non ha mai pensato di trasferirsi nelle grandi città. E' diventato sceneggiatore e regista, perchè l'arte visionaria del cinematografo lo aveva accompagnato da sempre, da quando ha cominciato a scorazzare nel cinema di famiglia fino all'ultimo periodo della sua vita."
Gaetano Assanti, figlio di Giambattista lo ricorda così: "Era una mattina d'estate ed eravamo in viaggio verso Roma per far firmare ad un famoso attore il contratto che lo legava ad un'opera di mio padre su cui lui stava lavorando da tempo. Arrivati nei pressi del casello autostradale di Roma sud, dopo quasi tre ore di viaggio, sul suo cellulare gli arriva una telefonata. Era quel famoso attore che disse: "Giamba, dove sei? Non dirmi che sei già a Roma perchè ho deciso di non fare più parte del tuo film. Scusami ma non me la sento. Ciao." Mio padre, con una freddezza e calma che solo lui aveva, rispose: "Non ti preoccupare, non c'è problema se non te la senti. Spero che sarai dei nostri per la prossima volta. Io ero arrabbiato nero. Eravamo a qualche minuto da casa sua con il contratto in mano per iniziare tutto l'iter burocratico per avviare un'opera cinematografica e lui, senza preavviso ci disse che non se la sentiva più. A quel punto osservo mio padre e gli chiedo: ed ora che si fa? Lui mi guardò sorridendo e con il suo inconfondibile sguardo mi disse: "Gae, siamo a Roma, ci facciamo una carbonara." Io ero incredulo come una notizia del genere, che credo avrebbe reso la giornata negativa e nervosa a qualsiasi addetto ai lavori, a lui non lo sfiorò nemmeno.
Non era assolutamente menefreghismo, era la sua leggerezza nel vivere la vita e affrontare le difficoltà. Quella mattina ho capito tante cose, ma soprattutto una: che per vivere bene devi farlo con leggerezza, qualsiasi cosa stia accadendo intorno a te.
Per questi momenti e per tanti altri mi sento onorato e orgoglioso di aver avuto un padre come lui che, in qualsiasi istante, riusciva a regalarti delle piccole lezioni di vita. La mia speranza è di riuscire ad essere un giorno la metà di ciò che è stato lui e solo allora avrò la certezza di essere un grande uomo.
Foto di copertina del libro scattata dal grande Federico Iadarola.