Mercogliano

Due mamme nel Presepe ad accogliere Gesù che nasce. Succede a Capocastello, piccolo borgo di Mercogliano alle pendici del Partenio, a due passi dal Santuario di Montevergine. Anche quest'anno il parroco, don Vitaliano della Sala, racconta il presente e veicola messaggi nella chiesa di San Pietro E Paolo. Quest'anno due mamme senza San Giuseppe vegliano il Bambino Gesù per raccontare i diritti delle famiglie Arcobaleno.

Due mamme vegliano su Gesù

"Il nostro presepe - ha spiegato il religioso - è stato realizzato contro l'esclusione e le discriminazioni, per ricordare "la lunga traccia di sangue che hanno lasciato nella storia". Così, la scelta di posizionare due mamme (e un angelo) accanto a Gesù bambino rappresenterebbe proprio un segno di vicinanza alle persone della comunità Lgbt. "Il disprezzo, anche da parte di settori della Chiesa cattolica nei loro confrontiì e la loro condanna a prescindere, senza un confronto serio e onesto, è una sorta di pennellata di tenebre che contribuisce a dipingere la notte del nostro tempo", ha affermato don Vitaliano. «Due mamme, perché quest’anno vedo risplendere la luce del Natale sulle famiglie omosessuali, colpite da critiche e condanne disumane e anti-evangeliche». Ha spiegato il prete di Capocastello.

"Volevo trasmettere un messaggio importante e potente contro l'omofobia ovvero contro tutti gli atteggiamenti e i pensieri di avversione nei confronti dell'omosessualità e delle famiglie arcobaleno" spiega don Vitaliano Della Sala.

Il presepe dell'inclusione

Il presepe contro l'esclusione e le discriminazioni è stato allestito ai piedi dell'altare della chiesa dei santi Pietro e Paolo a Capocastello di Mercogliano. Quella di Don Vitaliano non è la prima trovata del genere: nel 2021 aveva sostituto la figura di San Giuseppe e del Bambinello erano state sostituite simbolicamente da quelle di un padre e di un bambino siriani, entrambi mutilati dalla guerra.

"NATALE 2023Una famiglia? Tanti modi di essere famiglia: “nulla è impossibile a Dio”! - così scrive anche sul suo profilo facebook Don Vitaliano -.

Luce sugli esclusi

“Qualcuno rovesciò il calamaio sulla tela; ora si vanta: ho dipinto la notte!” scriveva Tagore. Il disprezzo, anche da parte di settori della Chiesa cattolica contro le “famiglie arcobaleno” e la loro condanna a prescindere, senza una discussione e un confronto serio e onesto, è la pennellata di tenebra che contribuisce a dipingere la notte del nostro tempo. Perciò ci sono due mamme nel presepe: La luce del Natale quest’anno la vedo risplendere anche su queste famiglie colpite da critiche e condanne disumane e antievangeliche - precisa Don Vitaliano -.Ogni anno Natale ci ricorda che è intenzione di Dio ripartire dai margini, dai confini non solo geografici, dove persone, lingue, religioni e culture si confondono in una nuova e colorata babele. Dopo Betlemme e ritornati dall’Egitto, dove erano fuggiti per salvarsi dal sanguinario Erode, Giuseppe con la sua famiglia “si ritirò in Galilea” (Matteo 2, 22). 

La luce del Natale illumini

La Galilea quasi non è considerata Israele, ma non è ancora un paese straniero: è un territorio dove le razze si mescolano e la contaminazione tra cultura e religione si fa realtà; è il luogo non del bianco, né del nero, ma delle sfumature, dove la purezza del Popolo di Dio si diluisce nella diversità dei popoli pagani circostanti. 

Da ogni pio israelita la Galilea è ritenuta terra di eretici. La Galilea è la terra degli esclusi.L’esclusione ha tracciato lungo la storia una scia rossa di sangue e di dolore. 

Non si respinga in mare

Anche oggi intorno all’esclusione si gioca moltissimo della sopravvivenza dignitosa di miliardi di esseri umani. Con il primato dell’economia abbiamo costruito un tipo di società che per sopravvivere ha bisogno di escludere, di respingere ai margini o in mare.  - spiega il parroco riflettendo sui viaggi dei migranti -. 

Ma l’esclusione non è praticata solo nell’ambito della società civile, anche la Chiesa non di rado pratica l’esclusione, relegando ai margini autentici testimoni di Gesù Cristo che urtano il potere, che battono vie nuove, quelle strade su cui subito prendono a camminare gli ultimi, i poveri di Dio, e sulle quali invece inciampano, scandalizzati, i benpensanti. 

La chiesa non emargini

Invece proprio la logica dell’inclusività è l’avvenire della Chiesa: una Chiesa che non emargina, non usa la pesante scure del giudizio contro nessuno, una «Chiesa degli esclusi e non dell’esclusione» (mons. J. Gaillot), capace di accogliere, di portare tutti in seno. La liberazione operata da Gesù inizia proprio dalla Galilea, metafora di ogni esclusione sociale e religiosa. Al “centro”, idolatrato come simbolo di ogni potere, Dio preferisce la periferia, simbolo di ogni emarginazione. 

La chiesa accolga

Gesù alle situazioni e ai luoghi ben definiti, prediligerà l’indefinitezza dei confini; alla staticità del tempio contrapporrà la dinamicità della riva del lago di Galilea.Agli uomini che cercano sempre di descriverlo come l’onnipotente, Dio racconta la sua storia di salvezza per dimostrarci il contrario: lui predilige il piccolo, l’insignificante, il debole. Allora, per comprenderlo non servono vuoti e indiscutibili dogmi, né presuntuose e ingessate teologie, ma l’impalpabilità, l’irrequietezza e l’imprevedibilità dell’amore.

La Galilea “è una terra e un popolo aperto alle nazioni dei dintorni. Le frontiere si incrociano dando luogo all'inclusione del diverso in molteplici miscugli” (Omelia di mons. Romero, 4 marzo 1979).

Basta esclusi

Questo è il Regno che Dio sogna per noi, che vuole regalarci, che in Gesù si è fatto vicino, a portata di mano. Questo è il Regno che Gesù è venuto ad inaugurare, dal quale nessuno è escluso e dove ciascuno ha diritto di cittadinanza. Un Regno che non coincide per nulla con quelli terreni, che anzi capovolge la nostra concezione del potere. Un Regno senza confini certi e precostituiti dove la croce si trasforma in resurrezione, la morte ridiventa vita; dove i poveri sono beati. Regno dove il primo è l’ultimo, dove il padrone serve, dove l’Onnipotente si fa Onnidebole.Buon Natale e… benvenuti in Galilea!". Conclude Don Vitaliano.