Benevento

Erano arrivati per eseguire lo sgombero forzato della villa di Benevento nella quale vivono lui, la moglie e la figlia. Un'operazione rinviata però a data da destinarsi per la mancanza di un numero sufficiente di forze dell'ordine, ma anche e soprattutto per il 'muro difensivo' con il quale l'amministratrice giudiziaria, accompagnata da due pattuglie della finanza e della polizia, ha dovuto fare i conti.

L'hanno eretto gli avvocati Marcello D'Auria e Matteo De Longis, che assistono, rispettivamente, Umberto Fiore, 59 anni, commercialista, e la coniuge. Lui è tornato in libertà lo scorso 28 ottobre dopo aver scontato oltre 9 anni per associazione per delinquere di stampo camorristico : una condanna scattata nel processo nato da un'inchiesta sul clan Pagnozzi.

Un paio di settimane prima che le porte del carcere si aprissero definitivamente, Fiore era stato destinatario del sequestro, finalizzato alla confisca, di tre immobili formalmente intestati a società di diritto estero, con sede nel Principato di Monaco e nelle Isole Vergini Britanniche, ma, secondo gli inquirenti, riconducibili a lui. Un provvedimento firmato dal Tribunale di Roma -Sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione- sulla scorta delle indagini delle fiamme gialle di Benevento, secondo le quali si tratta di beni che sarebbero risultati “sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati dal 59enne, dal suo nucleo familiare e dalle società formalmente intestatarie degli immobili e da ritenersi acquisiti, in assenza di qualsiasi fonte reddituale lecita, grazie ai proventi dell’illecita attività posta in essere dal destinatario del provvedimento”.

Dunque, un sequestro finalizzato alla confisca, rispetto al quale, dopo l'udienza di comparizione a novembre, l'inizio della procedura è previsto nell'aprile del prossimo anno. Nel frattempo, le difese hanno fatto ricorso in Cassazione dop il no del Tribunale: l'avvocato D'Auria, in particolare, ha chiesto che, in attesa della definizione della procedura in tutti i gradi di giudizio, Fiore possa continuare ad abitare in quella casa non avendone un'altra. La Suprema Corte dovrà pronunciarsi, il passo successivo è stato l'ordine di sgombero del Tribunale di Roma per la moglie, ma non per il 59enne. Questa mattina il colpo di scena, con lo slittamento dell'esecuzione dopo un lungo confronto tra le parti a colpi di documenti.