Avellino

Bomba carta al Centro per l’Impiego di Avellino, chiesti 8 anni di reclusione per U. P. e 7 anni di reclusione per C. B.. E’ appena terminata la discussione del pm di Napoli per i due imputati considerati dalla pubblica accusa gli autori dell’attentato compiuto – il 20 maggio del 2020 - a tarda ora, con gli uffici chiusi. Ora la parola è passata alla difesa rappresentata dagli avvocati Gaetano Aufiero, Rolando Iorio, Nello Pizza.

Le accuse

 Inizialmente gli inquirenti sospettarono un eventuale contatto con i vertici del movimento “Gilet Arancioni”, a cui in alcune intercettazioni gli indagati avevano fatto riferimento. Ma l’attività investigativa escluse categoricamente ogni tipo di collegamento. Né emerse «alcun coinvolgimento degli indagati in fatti analoghi», circostanza che escluse la presenza di un disegno unitario e preordinato con le azioni dei “Gilet Arancioni”.  I giudici della X sezione del tribunale della Libertà di Napoli – alla luce di queste considerazioni - derubricarono il reato delle finalità eversive in danneggiamento.  I due – stando a quanto ricostruito dagli inquirenti nell’immediatezza dei fatti – facevano parte di un’ampia ed eterogenea realtà ostile ai provvedimenti restrittivi adottati dal Governo nel marzo 2020 per fronteggiare l’emergenza Covid.

La ricostruzione

 I due accusati inizialmente di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico – stando alle accuse- avrebbero aderito ad un movimento di protesta avverso le restrizioni imposte dal governo Conte per il contrasto della pandemia. Motivo che poi avrebbe spinto i due imputati a colpire il centro per l’impiego con il posizionamento di un ordigno artigianale anche se come ribadito nel corso della lunga istruttoria dibattimentale, nel corso delle perquisizioni effettuate presso le loro abitazioni, non fu rinvenuto alcun materiale riconducibile alla fabbricazione dell’ordigno.