Benevento

(f.s.) Dodici partite in fila senza mai perdere, poi addirittura tre ko nelle ultime quattro partite disputate. Ci si interroga ora se fossero veritiere quelle gare della lunga striscia positiva o lo sono queste ultime. La verità, come sempre, sta nel mezzo. Il Benevento mostrava difetti anche quando metteva in fila risultati positivi, così come ora subisce ko evitabili, ma che sono assolutamente sanguinosi sul piano psicologico (soprattutto i due derby con Juve Stabia e Avellino). 

I mali di questa squadra non si possono scoprire improvvisamente ora, andrebbero rivisitati con grande attenzione lungo l'arco di questo primo scorcio di torneo. Un precampionato pressoché inutilizzato e fatto con giocatori che sono andati via, per esigenze legittime loro e della società, nelle ultime ore utili di mercato (Moncini, Acampora, Viviani, Koutsoupias), un grave infortunio al difensore più forte ingaggiato a Milano, Fabio Meccariello, uscito di scena alla prima di campionato. Gli esordi ritardati di Agazzi (7a giornata dopo 9' giocati col Crotone alla sesta), arrivato con un problema fisico grave, e di Improta (6a giornata), gli infortuni a catena di Pinato (10 presenze, 494' giocati), quello di Simonetti (5 presenze, 221' giocati), la condizione non adeguata di Ciciretti (2 presenze, 52'), il mancato utilizzo di Terranova (4 presenze, 187'), che avrebbe dovuto sostituire Meccariello, le performance ben poco positive di Tello e Ciano, che sarebbero dovuti essere gli uomini in più di questa squadra, quelle al di sotto delle aspettative di Benedetti e Bolsius, la disavventura di Pastina, la scarsa consistenza di Kubica. Scoprire tutti questi problemi solo adesso, solo perchè si sono persi due derby e si è fatta una brutta figura a Monopoli, sarebbe riduttivo.

Ora bisogna trovare la reazione giusta per chiudere questo girone d'andata, il cui finale non si preannuncia affatto semplice per la strega. Prima la trasferta ostica di Latina, poi il Catania al Vigorito. Sulla carta due squadre che hanno non meno problemi di quella giallorossa, ma che sono di una caratura certamente superiore a tante altre formazioni di questa categoria. C'è bisogno di ritrovare se stessi, almeno quello spirito che aveva accompagnato la squadra nelle prime giornate. Chi vuole avere un futuro in questa squadra deve capire che senza agonismo non si va da nessuna parte. La serie C è soprattutto aggressività, foga agonistica, mettere il piede dove l'avversario lo tira indietro. Molti giocatori giallorossi non hanno nel loro “dna” queste caratteristiche, ma in Lega Pro in qualche maniera bisogna adeguarsi e pareggiare almeno la determinazione che infondono gli altri. Altrimenti si parte già battuti.