"Il canto lirico italiano è stato inserito nel patrimonio immateriale dell'Unesco, è una bella notizia ma ci permettiamo di porre un interrogativo: vorremmo sapere se nel dossier che è stato mandato all'Unesco è stato inserito un riferimento al Teatro San Carlo di Napoli perché da quello che risulta a noi l'unica realtà nazionale segnalata è la Scala di Milano. Vorremmo che qualcuno ci chiarisse questo dubbio perché se avessero mandato all'Unesco solo la Scala, che è ovviamente un'eccellenza, ma senza fare riferimento alla grande tradizione della lirica a Napoli del Teatro San Carlo, oltre che di altri grandi teatri lirici del sud, sarebbe un'ennesima vergogna". Tra i temi affrontati dal presidente della Campania Vincenzo De Luca c'è anche quello culturale, con riferimento al Massimo partenopeo.
"Ci auguriamo che non abbiano compiuto un altro delitto dopo le iniziative vergognose assunte dal ministero che hanno coperto di ridicolo il Teatro San Carlo dopo i passaggi di direzione approvati, poi messi in discussione dalle sentenze del tribunale, i dieci giorni in cui abbiamo avuto due soprintendenti: ci auguriamo che, almeno in relazione all'Unesco, abbiano rispettato la dignità e grande storia e tradizione del San Carlo e della tradizione musicale di Napoli. A pagina 66 della relazione Unesco - continua De Luca - abbiamo anche visto l'invito all'Italia di rispettare la qualità linguistica. Cioè ci hanno detto di scrivere in un italiano comprensibile quando mandiamo i rapporti del ministero".
Non si è fatta attendere la replica del ministero della Cultura, affidata al sottosegretario Gianmarco Mazzi. "Il riconoscimento della lirica italiana a patrimonio dell’Umanità da parte di Unesco riguarda tutte le Fondazioni italiane - spiega Mazzi -. Si tratta di un vero e proprio trionfo nazionale. Nel dossier le 12 Fondazioni Lirico-Sinfoniche a statuto ordinario sono iscritte e rappresentate attraverso la loro associazione che si chiama Anfols. C’è, ovviamente, il San Carlo di Napoli, insieme all’Opera di Roma, all’Arena di Verona, alla Fenice di Venezia, al Maggio Fiorentino, al Regio di Torino, al Carlo Felice di Genova, al Verdi di Trieste, al Comunale di Bologna, al Petruzzelli di Bari, al Massimo di Palermo e al Lirico di Cagliari. Tutti i loro nomi sono riportati nel dossier. Sono, poi, iscritte, con la loro qualità di Fondazioni a statuto speciale, la Fondazione Alla Scala di Milano e il Santa Cecilia di Roma che non appartengono ad Anfols”.
“La redazione del dossier di candidatura, che De Luca irride per presunte approssimazioni, risale in realtà al marzo 2022 quando al governo c’era una coalizione con dentro il PD, partito in cui milita proprio De Luca insieme all’allora Ministro Dario Franceschini - sottolinea il Sottosegretario - L’attuale governo, con Gennaro Sangiuliano ministro, non appena insediatosi nell’ottobre 2022, si è fatto carico della candidatura e dando anima e corpo l’ha portata al successo finale”.
“Il Teatro di San Carlo è una priorità per il Ministero della Cultura. Non potrebbe essere altrimenti, perché è il Teatro d’Opera più antico del mondo ancora attivo, ha ospitato Mozart ed appartiene ad una città che è una capitale mondiale della cultura - precisa Mazzi -. Ricordo, a conferma di ciò, che quando il grande Bono Vox chiese un consiglio su un teatro dove tenere un evento unico in Italia, senza indugi il MiC propose il San Carlo di Napoli dove l’artista si è poi effettivamente esibito in un memorabile concerto il 13 maggio scorso”.
“Il presidente De Luca non dovrebbe parlare a vanvera ma dovrebbe approfondire meglio. Il mMinistro Sangiuliano - conclude - lo ha definito Wanda Osiris. Troppo generoso, la Osiris è stata una grande artista, qui siamo al teatrino dei guitti”.