Benevento

Seconda giornata di interrogatori per le 23 persone – 12 in carcere, 9 ai domiciliari e 2 all'obbligo di dimora – raggiunte dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Napoli Anna Imparato nell'inchiesta della Dda e dei carabinieri in Valle Caudina. Le ipotesi di reato a vario titolo: tentata estorsione, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso e del fine di agevolare il clan Pagnozzi, e detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

La scelta di avvalersi della facoltà di restare in silenzio è stata fatta da tre indagati: Raffaele Corda (avvocato Grazia Luongo), 51 anni, originario di Montesarchio ma domiciliato a Pomezia, Palmerino Venoso (avvocato Massimiliano Cornacchione), 48 anni, di Roccabascerana, tutti ai domiciliari

Altri due, sempre agli arresti in casa, hanno invece risposto, respingendo ogni addebito. Carmine Capozza (avvocato Gerardo Giorgione), 53 anni, di San Giorgio del Sannio, ha escluso di aver ceduto stupefacenti, ammettendo di conoscere alcuni indagati, a casa dei quali, come titolare di un'impresa, aveva eseguito dei lavori, e dicendosi sorpreso delle dichiarazioni accusatorie di uno di loro nei suoi confronti. Mentre Aniello De Paola (avvocato Valeria Verrusio), 33 anni, di San Martino Valle Caudina, ha precisato di essere andato a Roma, con i cugini, per comprare delle auto, e di non sapere alcunchè della droga.

Non hanno risposto alle domande, rilasciando solo alcune dichiarazioni spontanee, Eugenio De Paola, 33 anni, Mario De Paola, 33 anni, di San Martino Valle Caudina,(figlio di Orazio De Paola) e Mario De Paola, 33 anni, di San Martino, in carcere, difesi dall'avvocato Valeria Verrusio. Eugenio, figlio di Orazio De Paola, ha affermato di aver avuto solo rapporti di lavoro con alcuni indagati, mentre Mario, nipote dello stesso Orazio, ha accennato solo alla collaborazione che ogni tanto aveva con lo zio, senza essere a conoscenza del clan.