Gli ostaggi detenuti da Hamas non avranno la possibilità di tornare tutti a casa, un verdetto senza mezzi termini comunicato dal premier israeliano Benyamin Netanyahu durante un incontro con i loro familiari. In questa occasione, Netanyahu ha espresso chiaramente che al momento non c'è la possibilità di riportare indietro tutti gli ostaggi, gettando un'ombra di disperazione sulle speranze delle famiglie coinvolte. L'incontro è stato breve e, a quanto pare, poco soddisfacente, suscitando rabbia e frustrazione tra i parenti presenti. Alcuni di loro, disgustati dall'esito dell'incontro, hanno deciso di abbandonare prematuramente la riunione.
Nel frattempo, le operazioni militari israeliane nel sud di Gaza proseguono con determinazione. Si sta considerando l'opzione di inondare i tunnel di Hamas con acqua di mare, un approccio che, sebbene possa attirare condanne a livello internazionale, è considerato dalle autorità militari come un mezzo efficace per distruggere definitivamente tali strutture sotterranee. Alcuni funzionari statunitensi hanno evidenziato che questa strategia potrebbe avere un impatto ambientale significativo, ma il dibattito è aperto sulla sua efficacia rispetto alle alternative.
L'esercito israeliano ha intensificato le operazioni raggiungendo il centro di Khan Yunis, città chiave nel contesto di Hamas nel sud di Gaza. Allo stesso tempo, sono in corso operazioni nelle vicinanze di Shejaia, l'ultima roccaforte rimasta a Hamas nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. La situazione sul campo è estremamente tesa, con un numero crescente di vittime civili e militari.
La complessità della situazione è aggravata dalla presenza di profughi nella regione, rendendo difficile il passaggio dei mezzi umanitari. La diplomazia internazionale è in azione nel tentativo di mediare una tregua, ma l'atteggiamento di Netanyahu suggerisce una scarsa speranza per il rilascio degli ostaggi e un'escalation delle operazioni militari.