Avellino

La terapia con cortisone per via generale è prescritta spesso in tutto il mondo. Se ne conoscono gli eventuali effetti secondari nel lungo corso, compreso il rischio di sviluppare un diabete cortico-indotto (diabete indotto dalla terapia con cortisone).

Questo rischio varia da una popolazione all’all’altra ed è difficile da prevedere. Ciononostante la comparsa di un diabete cortico-indotto, reversibile con l’arresto della terapia, fa aumentare il rischio che si sviluppi ulteriormente un vero diabete del tipo 2 (DT2).

Probabilmente ci sono meccanismi fisiopatologici comuni tra il diabete cortico-indotto e il diabete del tipo 2 (DT2). Gli autori hanno ipotizzato una suscettibilità genetica comune alle due patologie, il che potrebbe aiutare a predire il diabete cortico-indotto. Per testare questa ipotesi essi hanno realizzato il loro studio in 556 soggetti non diabetici i dati dei quali, compreso il DNA, erano disponibili nella “Mass General Brigham Biobank”. In questi soggetti, durante una terapia con cortisone, 210 hanno sviluppato un diabete cortico-indotto, mentre 336 non lo hanno sviluppato.

Le caratteristiche di queste persone non erano differenti nei termini di genere o di indice di massa corporea (BMI). Coloro che hanno sviluppato un diabete cortico-indotto avevano un’età superiore ed una funzione renale più alterata rispetto ai soggetti esenti dalla patologia.

I ricercatori hanno allora sviluppato uno score genetico di rischio di sviluppare un diabete cortico-indotto secondo due modalità di impiego dei dati genetici: la prima limitata a 403 varianti di suscettibilità del diabete del tipo 2 (DT2), la seconda riguardante più di un milione di varianti di suscettibilità alla malattia.

Gli autori hanno dimostrato che non vi era relazione tra la durata della terapia con cortisone e il sopravvenire di un diabete cortico-indotto e che neanche lo score genetico ridotto permetteva di predire questo rischio.

Comunque lo score genetico con panel (raccolta a carattere continuativo), così come la funzione renale e la dose di cortisone impiegata, permettevano di stabilire il rischio di sviluppare un diabete cortico-indotto. Questi dati suggeriscono dei meccanismi genetici comuni del rischio di diabete cortico-indotto e del rischio di sviluppare un diabete del tipo 2 (DT2). Questi interessanti risultati necessitano di stabilire un’analisi genetica completa, difficile allo da mettere in pratica attualmente.

L'autore è Medico - Endocrinologo