"Oggi non posso affacciarmi dalla finestra perché ho questo problema di infiammazione ai polmoni, e a leggere la riflessione sarà mons. Braida che le conosce bene perché è lui che le fa e le fa sempre così bene. Grazie tante per la vostra presenza". Così il Papa, in collegamento video dalla cappella di Casa Santa Marta ha introdotto la recita dell'Angelus. 

Oggi ringraziamo Dio perché tra Israele e Palestina c'è finalmente una tregua e alcuni ostaggi sono stati liberati. Preghiamo che lo siano al più presto tutti: pensiamo alle loro famiglie. Che entrino a Gaza più aiuti umanitari, e che si insista nel dialogo: è l'unica via, l'unica via per avere pace. Chi non vuole dialogare non vuole la pace".

"Ieri la martoriata Ucraina ha commemorato l'Holodomor, il genocidio perpetrato dal regime sovietico, che 90 anni fa causò la morte per fame di milioni di persone. Quella lacerante ferita, anziché rimarginarsi, è resa ancora più dolorosa dalle atrocità della guerra che continua a far soffrire quel caro popolo. Per tutti i popoli dilaniati dai conflitti continuiamo a pregare senza stancarci, perché la preghiera è la forza di pace, che infrange la spirale dell'odio, spezza il circolo della vendetta e apre vie insperate di riconciliazione". 

"Oggi si celebra nelle Chiese particolari la 38/a Giornata mondiale della gioventù, sul tema 'Lieti nella speranza'. Benedico quanti prendono parte alle iniziative promosse nelle diocesi, in continuità con la Gmg di Lisbona. Abbraccio i giovani, presente e futuro del mondo, e li incoraggio a essere protagonisti gioiosi della vita della Chiesa".

"Affamati, persone senzatetto, spesso vestite come possono, affollano le nostre strade: le incontriamo ogni giorno. E anche per ciò che riguarda infermità e carcere, tutti sappiamo cosa voglia dire essere malati, commettere errori e pagarne le conseguenze. 

l Vangelo oggi ci dice che si è 'benedetti' se si risponde a queste povertà con amore, col servizio: non voltandosi dall'altra parte, ma dando da mangiare e da bere, vestendo, ospitando, visitando, in una parola facendosi vicini a chi è nel bisogno". Gesù, ha sottolineato ancora il Pontefice, "è un Re sensibile al problema della fame, al bisogno di una casa, alla malattia e alla prigionia: tutte realtà purtroppo sempre molto attuali". Non a caso, "Gesù, il nostro Re che si definisce Figlio dell'uomo, ha le sue sorelle e i suoi fratelli prediletti nelle donne e negli uomini più fragili. La sua 'sala regale' è allestita dove c'è chi soffre e ha bisogno di aiuto. Questa è la 'corte' del nostro Re. E lo stile con cui sono chiamati a distinguersi i suoi amici, quelli che hanno Gesù per Signore, è il suo stesso stile: la compassione, la misericordia, la tenerezza. Esse nobilitano il cuore e scendono come olio sulle piaghe di chi è ferito dalla vita".