"Una nebbia davanti ai miei occhi tra morti e feriti ovunque. Sono scene di grande dolore e paura che restano per sempre impresse nella mente. Ero un ragazzo, di ritorno da una festa di compleanno da alcuni amici, poi un boato e il buio di fronte a me."
E' il ricordo del vescovo Sergio Melillo, vissuto nella sua città ad Avellino, la sera del 23 novembre 1980 quando la terra tremò seminando morte e distruzione.
Nei suoi occhi il ricordo di quella tragica domenica e la preoccupazione di uno spopolamento galoppante paragonabile ad nuovo terremoto.
"Un inverno demografico senza precedenti, con piccoli paesi che stanno per scomparire. Dobbiamo saperne trarre una lezione dal terremoto. Non solo la precarietà dei luoghi che abitiamo ma anche la cura legata al futuro delle nostre aree interne. Un grande sisma oggi è lo spopolamento e le poche possibilità di lavoro che i nostri giovani si trovano a vivere."
Cosa è cambiato dopo 43 anni
"E' cambiata la società non solo perchè sono trascorsi molti anni, ma è cambiato anche l'approccio alla vita, le relazioni e per alcuni versi abbiamo bisogno di recuperare alcuni aspetti che si sono smarriti."