Salerno

Per la seconda giornata del Festival del Calcio Italiano, in corso di svolgimento al Saint Joseph Hotel, è giunto "l'uomo del fiume", uno dei mister più carismatici e chiacchierati della storia recente del calcio: Serse Cosmi. L'ex tecnico di Perugia e Udinese è stato l'ospite principale nel primo panel di giornata dal titolo "Richieste di bilancio stringenti e valutazione economica sbilanciata degli atleti: la gestione societaria tra valori alterati e plusvalenze forzate".

Serse Cosmi mattatore del panel

Nel rpimo intervento, Donato Alfani, Presidente de “Stati Generali del Calcio & Le Giornate Professionali dello Sport” ha ricordato che "senza formazione non si va da nessuna parte. La priorità sono studio e formazione, non i social. Oggi le società e le stesse associazioni necessitano di figure manageriali. Così si va verso il successo. L'arte dell'improvvisazione finalmente è finita. Io per stare qui su questo palco ho dovuto fare tanta gavetta. Se nella vita seminate, allora raccoglierete".

Poi è il turno di Serse Cosmi, che parla di tutta la sua lunga carriera, anche prima di cominciare ad allenare. "L'ISEF per me è stata un'esperienza meravigliosa. Vi racconto questo perché di solito la figura dell'allenatore è quella di un calciatore che tre giorni dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, si ritrovano già su una panchina. Ma il mestiere di allenatore è completamente diverso da quello del calciatore. Se ci pensate bene quella trafila, quella gavetta, dovrebbe funzionare sia per calciatori che allenatori. Io ho avuto la gran fortuna di giocare a calcio nei dilettanti e allo stesso tempo di insegnare educazione fisica nelle scuole elementari. Lì c'è tutto uno sviluppo corporeo ed è davvero fondamentale la figura del professore di ginnastica. Questo mi ha permesso di lavorare 10-12 anni così. È lì che ho capito che potevo e volevo fare l'allenatore. Vivevo quelle situazioni che poi ho vissuto anche da allenatore. Non è cambiato nulla. Da allenare e seguire bambini di 6-10 anni sono passato ad allenare bambini di 20-30 anni".

L'importanza della gavetta e dell'ossessionarsi con la propria passione

Una trafila che, a detta di mister Cosmi, l'ha reso più forte. "Quando nel tempo mi sono confrontato con allenatori che venivano da calciatori.. mi sentivo nettamente più forte, sotto l'aspetto della vita. Sapevo che significava fare tante cose della vita. Cose che molti calciatori che fanno quel passo non conoscono. È per questo che sono stato visto come se fossi venuto da Marte. Ma nel calcio se vuoi essere speciale devi essere normale. Io dicevo a fine partita, se giocavamo male, che meritavamo di perdere. E in questo il calcio è addirittura peggiorato, nel modo di comunicare. È una maniera molto social di comunicare, da calciatori, allenatori, dirigenti".

Poi si rivolge direttamente ai tantissimi ragazzi in platea. "Voi ragazzi idealizzate le figure credendo che giocatori e allenatori vengano da chissà quale mondo. Ma vi dico che il mio sogno era quello di giocare per la squadra del mio paese. Quelli erano i miei idoli. Poi sono diventato da grande allenatore di quella squadra. Mio padre fu uno dei dirigenti fondatori. E arrivava praticamente sempre seconda. Io fui il primo allenatore della squadra a portarla in serie D. Da lì ho avuto la fortuna di partecipare a tutte le categorie e tutte le competizioni, nazionali ed europee. Questo venendo da un paesino. Dovete mettere l'ossessione nelle vostre passioni".

Serse Cosmi prosegue con il focus su quella che è stata una delle sue esperienze principali: quella a Perugia sotto l'ala di Gaucci. "Il modello Perugia era avanti anni luce rispetto ai tempi. A quei tempi Gaucci la visione che i giocatori ci fossero in tutto il mondo, non c'era quel limite di dover cercare solo in Italia, Spagna, Brasile o Argentina. Quel Perugia è qualcosa di irripetibile". 

La sferzata al sistema calcio e al presidente dell'AIAC, Renzo Ulivieri

Il meglio, però, arriva dopo. Quando il segretario generale dell'ADISE Bruno Iovino parla delle evoluzioni della normativa e mette il focus sul lato dirigenziale, ecco che il discorso va sugli allenatori. E qui, Cosmi ci va giù duro. Il tecnico umbro attacca l'associazione italiana allenatori presieduta da Renzo Ulivieri, mettendo in risalto una stortura nella prassi, che vuole che gli allenatori esonerati siano più appetibili rispetto a chi non ha ancora un contratto. "E questa cosa qui sapete che conviene" spiega Cosmi, parlando esplicitamente del metodo. Cosmi spiega che molti allenatori esonerati vengono presi immediatamente - o quasi da altre società - grazie ai rapporti di amicizia tra i dirigenti. "Se ho un allenatore esonerato a busta paga cerco di piazzarlo altrove" afferma. In questo modo, la società che ha esonerato un allenatore cerca in tutti i modi di piazzarlo a un'altra, con quest'ultima che si ritrova a pagare una cifra molto bassa rispetto al valore originario del contratto di quell'allenatore. "Ci sono allenatori che hanno due occasioni a stagione e altri che invece non ne hanno nessuna. E questo non va bene" spiega un Cosmi infervorato.

Un movimento inquinato

Poi, il tecnico sposta l'accento sull'intero sistema calcistico. "In Italia ci sono solo due squadre in Serie A con un bilancio in utile: Fiorentina e Atalanta. Visto che si parla tanto di comparare le società di calcio alle aziende... Diciamolo che la società di calcio è una azienda atipica. In una azienda si va avanti col merito. In una società di calcio invece, sai che c'è sempre il modo di trovare un rimedio, un aggiustamento". Cosmi crede che "Questo è un movimento inquinato, nella maniera di gestire le cose. Il calcio è cambiato: adesso ci sono troppe persone che sono in questo sistema e che non hanno un cuore e un'anima".